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LA FELICITÀ NEL FREGIO DI BEETHOVEN

Viaggio nella stanza di Klimt

Chiara Righi14 Febbraio 2022

Il Fregio di Beethoven non è solo una delle opere più importanti di Klimt, è la sua ricetta personale per la felicità. Un lavoro pieno di metafore, in cui ogni figura ha un preciso significato simbolico.

Questo bacio a tutto il mondo

Dettagli del Fregio di Beethoven di Klimt, foto di Vale Ro Logan.

 

Nel Fregio di Beethoven, Klimt ci narra la storia di un cavaliere, che parte alla ricerca della felicità. Il protagonista è metafora di ogni essere umano e ogni artista, che deve intraprendere la propria battaglia affrontando alcuni ostacoli universali e scoprendo particolari verità. Nel frattempo, Klimt coglie anche l’occasione per interpretare l’eterna lotta tra le forze del bene e del male.

 

Per la realizzazione dell’opera, l’artista si è ispirato alla Nona sinfonia di Beethoven, per l’appunto “L’Inno alla Gioia”. La vicenda si sviluppa su 24 metri di pannelli installati nei muri di Palazzo della Secessione a Vienna, occupando tre pareti. La lettura avviene dalla parete di sinistra procedendo verso quella di destra ed è suddivisa in tre capitoli: L’anelito alla felicità, Le forze ostili e L’inno alla gioia.

 

Tra figure mitologiche e significati metaforici, addentriamoci a osservare, parete per parete, tutta la storia.

 

 

 

L’anelito alla felicità

Gustav-Klimt-Fregio di Beethoven

Sulla parete a sinistra, facciamo conoscenza con il protagonista ed eroe della storia: il cavaliere.

Le figure oranti inginocchiate rappresentano le suppliche e le speranze dell’umanità, queste rivolgono le proprie preghiere a due figure propiziatrici: Compassione e Orgoglio. Queste due forze spingono il cavaliere armato a intraprendere il viaggio alla ricerca della felicità.

 

 

 

Le forze ostili

Fregio-di-Beethoven-Klimt

Il cavaliere s’imbatte nelle forze del male, incarnate da mostri provenienti dalla mitologia greca.

Incontra Tifeo (enorme scimmione alato con una fitta coda di serpenti) che incarna l’ottusità materialista, accompagnato a sinistra dalle sue tre figlie, le Gorgoni (Malattia, Follia e Morte). Klimt sembra suggerirci che un eccesso di materialismo porti a queste estreme conseguenze, trasformandoci in pazzi senza più un ideale.

Procedendo verso destra il cavaliere si troverà ad affrontare altre tre figure allegoriche che interpretano la lussuria, l’intemperanza e l’accidia. Sul finale una donna rachitica incarna l’angoscia che rode, il sentimento scaturito dal dolore struggente e dalla paura.

 

Per portare a termine la missione, il cavaliere (metafora di ogni artista), dovrà combattere tutto ciò. Nel frattempo, in alto, vediamo i sogni e i desideri degli esseri umani che volano via.

 

 

 

L’Inno alla Gioia

Inno alla gioia

L’anelito della felicità si placa nelle arti. Il cavaliere giunge in un paradiso di gioia pura, tra un coro di figure angeliche che ci da il ben venuto nel mondo ideale dell’arte. Lì, il protagonista trova il vero amore, si spoglia dell’armatura e bacia la sua donna, figura allegorica della Poesia.

Dietro di loro si staglia l’albero della vita. Sopra di loro, vegliano il Sole e la Luna.

 

 

 

 

 


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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