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LA MALATTIA DI VAN GOGH: DUE IPOTESI RECENTI

Il parere della scienza

Chiara Righi15 Ottobre 2022

Sono due le teorie recenti più accreditate riguardo la malattia di van Gogh. Secondo alcuni medici soffriva di porfiria acuta intermittente, secondo altri di disturbo bipolare e personalità borderline. Confrontando la sintomatologia, puoi farti la tua idea riguardo l’ipotesi più attendibile.

Van Gogh- Ward_in_the_Hospital_in_Arles

Vincent Van Gogh, “Corsia dell’ospedale di Arles”, 1888. L’artista rappresenta l’antico ospedale di Arles in cui era ricoverato a forza dopo il taglio dell’orecchio. 

 

La malattia di van Gogh rese la sua vita drammatica. Di quale patologia soffrisse realmente, i medici dell’epoca non furono in grado di stabilirlo. Oggi, gli studiosi di tutto il mondo hanno varato diverse ipotesi: due teorie sono quelle più accreditate. Data l’impossibilità di visitare il paziente, si sono basati soprattutto sulle numerose lettere che l’artista ha indirizzato al fratello Thèo, in cui descrive minuziosamente il suo vissuto.

 

I primi sintomi sembrano emergere nel 1886, anno in cui van Gogh parla di “Una sensazione di debolezza in tutto il corpo e spossatezza”. Successivamente i sintomi si aggravano rendendolo “esausto, irrequieto, ansioso, debole, profondamente confuso”. Inoltre, il pittore descrive dolori allo stomaco, febbre a ridosso delle crisi, le quali sfociavano anche in allucinazioni e perdita di lucidità[1]. Nel 1889 lui stesso decide di farsi internare al Saint Paul de Mausole perché le sue crisi diventano croniche. All’età di 37 anni, i sintomi tormentano l’artista in maniera così frequente e aggressiva da condurlo al suicidio.

 

Il sito del Policlinico di Milano si identifica come ipotesi più probabile una rara malattia del sangue chiamata  ‘porfiria acuta intermittente’, che porta a forti dolori addominali, spossatezza, sintomi neurologici e mentali. Nel caso specifico dell’artista, sarebbe stata aggravata dall’abuso di farmaci, alcool, fumo di sigaretta, droghe e malnutrizione. Questa teoria spiegherebbe i frequenti dolori di stomaco e gli stati mentali come irritabilità, agitazione, insonnia e stanchezza che colpivano l’artista.

In questa patologia sono interessati i nervi che controllano i muscoli, con conseguente debolezza, soprattutto a carico delle spalle e delle braccia, ma che può progredire colpendo praticamente tutti i muscoli, compresi quelli coinvolti nella respirazione, tanto da causare tremori e convulsioni[2].

Van Gogh-The-Courtyard-of-the-Hospital-in-Arles

Van Gogh, Cortile del Monastero Saint Remy, anche conosciuto come Saint Paul de Mausole, edificio convertito a manicomio in cui l’artista si fa volontariamente recludere a causa delle continue crisi.

 

L’altra teoria altrettanto attendibile è quello pubblicata sull’International Journal of Bipolar Disorders. La ricerca condotta da Willem A. Nolen, Erwin van Meekeren, Piet Voskuil e Willem van Tilburg, ipotizza che la malattia di van Gogh fosse il disturbo bipolare aggravato da personalità borderline.

Il quadro diagnostico della personalità borderline descrive perfettamente le “stranezze” comportamentali di van Gogh, la sua fatica ad adattarsi alle situazioni e il basso riconoscimento dei comportamenti dannosi (si pensi al fatto che mangiava il colore giallo dai tubetti per la pittura nella speranza di influenzare la sua visione).

Oltre all’umore altalenante, il disturbo borderline è caratterizzato da risposte emotive eccessive[3]: l’episodio in cui Van Gogh si amputò il lobo dell’orecchio dopo aver appreso dell’imminente matrimonio di suo fratello Theo, calza come un esempio da manuale (per saperne di più su questa vicenda vai all’articolo Van Gogh: Biografia del fallimento).

 

Contemporaneamente, il disturbo bipolare si presenta con violenti cambi d’umore, caratterizzati da periodi maniacali o ipomaniacali. La differenza rispetto alla personalità borderline è che questo ma non fa parte della struttura centrale della personalità ma si tratta di eventi che avvengono in maniera episodica. Il disturbo bipolare spiegherebbe quindi le crisi di cui Vicent era vittima, giustificando l’improvviso stato di agitazione, d’insonnia, la sensazione d’inadeguatezza e perdita di lucidità. Questa patologia però difficilmente può motivare la febbre e i forti dolori allo stomaco accusati dall’artista a ridosso delle crisi, sintomi che andrebbero addebitati a cause terze.

Van Gogh, I grandi platani

Van Gogh, “Lavori stradali a Saint-Rémy”, opera conosciuta anche come “I grandi platani”, raffigura due operai intenti nei lavori stradali, osservati dall’artista fuori dalla finestra del manicomio di Saint Paul de Mausole.

 

Sia la porfiria sia il disturbo bipolare sono patologie molto pesanti, soprattutto se vissute in un periodo storico totalmente sprovvisto di terapie adeguate per contrastarle.

Qualunque essa fosse, la malattia di van Gogh causava crisi talmente violente da impedire all’artista di praticare l’attività che più amava: dipingere. È infatti completamente sbagliato ritenere la sua pittura frutto della malattia mentale, poiché riusciva a lavorare solo nei momenti di lucidità. Ciò è dimostrato dalle accurate descrizioni che fa delle sue opere durante lo scambio epistolare con il fratello Théo, in cui motiva ogni sua scelta formale e cromatica, con estrema razionalità. La sua pittura non è quindi da considerare frutto della follia ma della sua passione per l’arte ed espressione dei suoi ideali.

Smettiamo quindi di pensare che Van Gogh dipingesse in modo così innovativo semplicemente perché “pazzo”. Prima di essere un malato, era e resta un comunicatore geniale, visionario e rivoluzionario.

 

 

 

Per approfondire la ricerca artistica e la biografia di Van Gogh vai all’articolo “Van Gogh: biografia del fallimento”.

 

 

 

[1] Cit. Francesca Granata, “Il genio e la malattia: van Gogh, la porfiria e l’arte”, tratto dalla rivista Blister n.07 e pubblicato sul sito https://www.policlinico.mi.it/beniculturali/news/2019-10-10/1140/il-genio-e-la-malattia-van-gogh-la-porfiria-larte

[2] Cfr. “Porfinia acuta intermittente” di Herbert L. Bonkovsky e Sean R. Rudnick, https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/disturbi-ormonali-e-metabolici/porfirie/porfiria-acuta-intermittente

[3] Cfr. “Disturbo bipolare e personalità borderline”, https://www.ipsico.it/news/bipolare-borderline/


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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