Robot o Mutazione? A Santarcangelo di Romagna (RM) si trovano un po’ entrambe le cose. Dai “Mutoid” alla Robot art, questa realtà ha un nome e un’identità: si tratta di Mutoid Waste Company, comunità tutt’altro che “comune” abitata dai Mutoid – artisti underground che, fin dagli anni Ottanta, “resistono” alla società degli agi e dell’omologazione di massa.
Mutoid Waste Company – ingresso Campo
Mutoid Waste Company
I Mutoid in realtà, non mutano, ma le loro creazioni sì: stiamo parlando di robot, ingegnosi congegni e qualsiasi altra forma d’arte derivata dai rifiuti.
Se l’individuo medio al cospetto dei rifiuti se la cava con un “I would prefer not to¹” – preferirei di no – i Mutoidi rispondono con la creatività e la connessa capacità di ridare un’anima a ciò che ormai non ha più il privilegio di essere investito di “valore”.
Il Campo Mutoid – conosciuto anche come Mutonia o, “il Campo” – è abitato da artisti provenienti da tutt’Europa, principalmente inglesi, italiani e tedeschi. Loro si definiscono molto umilmente degli “artisti-meccanici”, ma sono molto di più. Il gruppo si è creato intorno all’esigenza di vivere al di fuori della società dei consumi e dei suoi dogmi, con particolare rispetto per l’ambiente. Tra le file dei Mutoid c’è chi proviene dal milieu dei collettivi ma anche chi un bel giorno ha deciso di cambiare vita, abbandonando il proprio posto di lavoro per avvicinarsi all’ideale settantino della Comune. Il senso di vita collaborativa va a pari passo con l’attività creativa e sono entrambe declinate sotto il segno della “mutazione”.
Scultura e simbolo di Mutonia, Campo Mutoid
Il significato di “mutazione” rappresenta infatti il cuore palpitante di Mutonia: una mutazione intesa come possibile cambiamento per le sorti della vita dell’individuo ma, soprattutto, dell’oggetto. Per i Mutoid la vita degli oggetti non è mai finita; per cui, quando essi divengono rifiuti, i nostri artisti-meccanici entrano in azione per mutarne l’essenza e trasformarli in “arte” – spesso anche utile.
Anche l’ubicazione del gruppo non sfugge al concetto di “mutazione”: per la prima decade di attività, questi artisti hanno viaggiato in tutta Europa, partecipando a svariati festival e portando un po’ di brio in occasionali party illegali, generalmente allestiti in spazi occupati. Una vita migrante, in costante trasformazione come le loro stesse “case”: la dimora del Mutoid è per l’appunto un grande veicolo riadattato in abitazione.
Abitazione di artista Mutoid, Campo Mutoid
Una scelta atipica portata avanti con perseveranza e fiducia, nonostante le gravose difficoltà che negli ultimi anni hanno portato la comunità mutoid sulle prime pagine dei quotidiani locali; il Campo ha infatti rischiato la demolizione a seguito di una pronuncia del TAR dovuta alle innumerevoli denunce del proprietario di un terreno adiacente. Le tempestose proteste dei “Pro-Mutoid” sono riuscite a scalare la vetta del Parlamento rendendo la problematica di portata nazionale e ottenendo – febbraio 2014 – il riconoscimento di Mutonia come “bene cittadino” e parco artistico. Ma, questo episodio, non può certo definirsi abituale, anzi. La benevolenza ed il rispetto che i Mutoid godono a Santarcangelo non è questione da poco. Fin dai primi anni in cui allestirono il Campo, gli abitanti locali – compresi gli anziani – li descrivono con parole calde e affettuose, apprezzano molto la loro attività e quando possono vanno ad esperirla. C’è anche chi si definisce loro “fornitore”– di rifiuti, ovviamente.
L’arte Mutoid
Dunque di che arte stiamo parlando?
L’arte Mutoid, nasce e si sviluppa principalmente dal riutilizzo creativo di vecchia “ferraglia” – si va da rottami di auto a pezzi di obsolete macchine industriali; ma questo è solo il principio. Vi sono artisti con un materiale prediletto – chi preferisce la lavorazione del metallo, chi della plastica o del legno – come artisti che modificano tutto ciò che offre il “potenziale dello scarto”.
Le loro creazioni, – Robot art, soprattutto – sono probabilmente ispirate all’atmosfera che si respira nel film Mad Max Interseptor (1979), ma anche all’attività dei Survival Research Laboratories.
Installazione, Campo Mutoid
Scultura robotica, Campo Mutoid
Installazione con riciclo di plastica, Campo Mutoid
La costruzione di robot semoventi è forse la caratteristica più nota dei Mutoid, la cui corona è portata dal gigantesco toro meccanico di Lyle – in arte, Doghead. Il famigerato toro è ora accompagnato da un “fratello” rinoceronte, ed entrambi sono portati a spasso per le città mentre sparano fuoco.
Doghead, Toro Meccanico itinerante
Anche Nikki Rodgerson è un’artista nota per le sue sculture metalliche. La sua immensa Fenice è spesso itinerante per festival ed è esibita durante spettacoli pirotecnici. Le ali dell’uccello vengono ricoperte di materiale infiammabile e, come l’animale mitologico, prende vita dalle proprie ceneri stagliandosi nell’immensità del cielo illuminata dal fuoco. Nikki è molto apprezzata e nella quotidianità si occupa anche di laboratori creativi per bambini, in collaborazione con le scuole locali.
Nikki Rodgerson, Fenice
Il Temp(i)o del Metalmeccanico è invece una gigantesca installazione meccanica presente al Campo. Presentata anche a Torino nel 2001, la struttura si presenta come una sorta di spazio orbitale composto da ingranaggi e binari di ferro. Al centro del Tempio è incastonata un’enorme clessidra dal pulviscolo cremisi che ruota su se sessa assecondando i movimenti indottigli dall’intera struttura.
Il Temp(i)o del Metalmeccanico, Campo Mutoid
Un piccolo flashback: come nascono i Mutoid?
Nei primi anni Ottanta Joe Rush – definito da un compagno² “artista straordinario” e Robin Cooke – “meccanico di enorme talento” – fondano il primo nucleo di Mutoid Waste Company a Londra, nei pressi di Shepherds Bush. La scelta del nome deriva da una serie TV britannica, Blake’s 7, in cui i Mutoids erano persone “ricondizionate”, senza più personalità. Dopo innumerevoli scontri e proteste contro le imposizioni del governo Tatcher, il gruppo decide di abbandonare la patria della Regina per cominciare una vita nomade ed in continua mutazione in giro per l’Europa.
Mutazione come scelta di vita e come “parola chiave” e fondamenta di tutta l’attività del gruppo: l’obiettivo dei Mutoid è infatti quello di portare avanti una piccola realtà basata sulla cooperazione ed il libero – ma “sano” – arbitrio, realizzando opere visuali e performative nel pieno rispetto del prossimo e dell’ambiente.
Scultura robotica, Campo Mutoid
Tutte queste mutazioni si sono susseguite fino al 1990, anno in cui gli “artisti-meccanici” varcano le frontiere italiane giungendo a Santarcangelo di Romagna su invito del Festival dei Teatri. John Andrew McFarlane – artista e musicista – racconta in una video-intervista Rai³ che il loro primo spettacolo, organizzato sul fiume Marecchia, era raggiungibile solo attraversando una cava abbandonata piena di ferraglia arrugginita ma dalla magica aura fantascientifica; e proprio qui – l’ex cava di Santarcangelo – ha inizio la più grande mutazione dei Mutoid: da gruppo itinerante si trasformano in sedentari.
Certo, alcuni di loro hanno continuato a viaggiare – chi in Australia come Phil, chi in Europa – tuttavia, una parte sostanziosa di artisti ha preferito trovare una condizione “stabile” in cui vivere e continuare a dare vita a materiali di scarto.
Se il Marecchia non può sempre vantare periodi di “piena”, l’attività dei Mutoid sì. Tra le esibizioni “in grande stile” si possono ricordare il Millenium Bug (capodanno 1999-2000), la partecipazione al centenario dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna (Torino, 2001), la cerimonia conclusiva delle Paraolimpiadi (Londra, 2012), l’evento Vertigo Truth (Santarcangelo, 2015), varie esposizioni al Robodock (Amsterdam) e la ormai celebre festa del primo Maggio organizzata ogni anno al Campo. Attività parallele sono invece il noleggio/vendita di alcune creazioni e la collaborazione con industria cinematografica e musicale.
Insomma, i Mutoid non danno nessun segnale d’arresto.
Momo, installazione metallica, Campo Mutoid
Mutonia, una realtà parallela più volte paragonata all’immaginario “futuristico ma passato” di Mad Max, ma non solo: in tempi “più presenti” vi sono numerosi richiami alla cultura cyberpunk, alla corrente artistica Posthuman e alla nascente ricerca scientifica nel campo di biorobotica.
Dunque cosa stiamo aspettando? Mutonia accoglie tutti coloro che, interessati o semplicemente incuriositi, hanno voglia di dare una sbirciata e, perché no, di scambiar quattro chiacchiere con gli artisti; chissà, potremmo abbandonare tutto e diventare Mutoid anche noi!
¹ “I would prefer not to” è la celebre frase ripetuta dal protagonista del romanzo Bartleby the Scrivener di Hermann Melville.
²Santarcangelo di Romagna – arrivano i Mutoid, (1996), video documentario filmato da Alberto Dentice e Cesare Noia.
³ Mutonia, intervista RAI, https://vimeo.com/163236129
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