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EVA E FRANCO MATTES TRA REALE E DIGITALE

La parte oscura della rete

Chiara Righi6 Gennaio 2023

Eva e Franco Mattes sono un duo di artisti indispensabili. Con il loro modi da hacker, esplorano le potenzialità e i limiti della rete, offrendoci un nuovo punto d’osservazione sul nostro rapporto con la tecnologia. Le loro opere mettono in luce tante dinamiche invisibili a noi fruitori, aprendo quesiti filosofici e sociologici fondamentali in un mondo sempre più digitalizzato.

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Eva e Franco Mattes. Foto di Max Intrisano

 

 

 

Quando ero ragazzina mi esprimevo tramite una pagina My Space, ho scoperto i miei artisti preferiti scaricando musica su Vitaminic e ho conosciuto tanti amici sulle chat di Msn. Su una piattaforma internet ho trovato il mio primo posto di lavoro. Sarà per questo che mi è parso logico quando Eva e Franco Mattes, durante il Festival della Filosofia 2022[1], hanno dichiarato pubblicamente un’ovvietà che a molti sfugge: il virtuale è reale. C’è gente che si sposa a causa di un videogioco online, altra che divorzia a causa di un social network.

 

Come fa notare Pietro Montanari[2], Eva e Franco Mattes concepiscono il digitale come un ecosistema in cui ci sono alcune cose visibili e molte cose invisibili: il loro lavoro vuole rendere visibili le regole implicite del sistema, mostrarci le dinamiche che non conosciamo. La loro indagine si concentra sui flussi di dati, il potere e le identità che si nascondono in rete.

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Il virtuale è reale anche perché genera emozioni tangibili. Tutto ciò è dimostrato dall’opera My Generation (2010) che riprende diversi videogiocatori che sperimentano crisi e scatti violenti mentre giocano. Il video viene riprodotto su un vecchio computer, che a sua volta sembra essere stato distrutto da qualche giocatore frustrato.

 

 

Ma chi sono Eva e Franco Mattes? Si tratta di due artisti la cui carriera prosegue indisturbata dagli anni ’90, nonostante di loro si sappia poco o nulla. Si sa che sono di origine italiana e vivono a New York. Fine.

Per anni, sono stati tra i più convinti militanti della Net.art e dell’Hacker art ed hanno mantenuto un rigoroso profilo anonimo. Le loro opere erano firmate solo da un enigmatico codice, 0100101110101101.org, che li ha contraddistinti e tutelati quando le loro pratiche artistiche sfociavano nell’illegalità. Ora, invece, si fanno chiamare Eva e Franco Mattes, senza però svelare se questi siano i loro reali nomi o nick inventati.

 

Oggi il loro lavoro si sviluppa sui social, nelle mostre e sul darknet. Diverse mostre ed interviste sono fruibili solo sul darknet, vi si può accedere usando Tor e collegandosi a questo indirizzo:

http://kclmg3xrrxz5qklgbstieqkz2nnguv74dcgrd7fwgvojjzzbrzf674ad.onion

 

Per saperne di più sui movimenti sopracitati vai all’articolo Net.art e Hacker Art: sogni e lotte della rete.

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Nel 1999, Eva e Franco Mattes spacciarono foto di atrocità reperite sul web per opere d’arte firmate da un certo Darko Maver, facendo sì che questi orrori finissero sotto gli occhi del grande pubblico.  

 

 

Hanno esordito nel 1999 con una beffa clamorosa: l’invenzione di un artista chiamato Darko Maver. La ricostruzione della sua vita, ambientata nell’ex Jugoslavia e influenzata dalla guerra in corso, e delle sue opere d’arte, sono così convincenti che l’artista realizza diverse mostre personali e finisce addirittura alla Biennale di Venezia!

Darko Maver era un presunto scultore che realizzava marionette terrificanti, raffiguranti soprattutto corpi umani squartati. La leggenda vuole che l’artista nascondesse le sculture in luoghi isolati e che le persone che le trovavano rimanessero scioccate per il loro raccapricciante realismo. Alla Biennale apparsero le foto delle presunte opere che in realtà non sono mai esistite: gli scatti che documentavano i suoi lavori erano immagini di vere atrocità reperite su internet.

Eva e Franco Mattes inscenarono anche la morte di Darko Maver, con tanto di set fotografico, dichiarandolo deceduto nella prigione di Podgorica durante i bombardamenti NATO. Solo dopo una serie di mostre postume, Eva e Franco confessano l’inesistenza di quello che possiamo definire il “Mark Caltagirone” dell’arte contemporanea.

 

Per diversi anni i Mattes si divertono a mettere in piedi raggiri di ogni tipo, creando copie del sito della Santa Sede con il fine di confondere i fedeli (Vaticano.org), o convincendo la popolazione viennese che la Nike stava per acquistare la Karlsplatz per riconvertirla in una più moderna Nikeplatz.

Questi che possono sembrarci semplici “scherzi” (di cui rimangono vittima anche grandi istituzioni come la Biennale di Venezia), lanciano in realtà degli avvertimenti profetici. Prima che chiunque altro lo facesse, queste operazioni hanno portato a galla diverse problematiche emergenti relative all’uso massivo del web, come la facile diffusione delle identità false (fenomeno oggi definito catfishing) e delle Fake News.

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Nikeplatz (2000), progetto di riconversione della Karlsplatz in chiave commerciale, inscenato da Eva e Franco Matters. Dopo aver comunicato alla cittadinanza la volontà della Nike di acquistare la piazza, hanno raccolto le reazioni dei cittadini attraverso un infobox. Lo scherzo è riuscito poiché il dominio di certe multinazionali è talmente esteso da apparire un’ipotesi realistica.

 

 

Dal 2010 nelle loro esposizioni non mancano mai delle sculture a forma di gatto, una delle quali è Catt, che viene spacciata per un’opera di Maurizio Cattelan. In realtà, tutti i loro mici sono tratti da meme che spopolano sui social (i famosi LOLcat), che gli artisti si divertono a portare nel mondo offline.

Alle volte i Mattes usano questi adorabili animaletti per spiegarci le dinamiche della rete che ci sfuggono. È il caso di opere come What Has Been Seen (2017) dove un gatto imbalsamato sembra l’artefice della distruzione di un disco rigido in un microonde. L’opera contiene una domanda implicita: possono i nostri i dati essere davvero cancellati? Eva e Franco ci danno la risposta: tutto ciò che è stato condiviso sul web, no, non può più essere cancellato.

In sede di conferenza, gli artisti ci spiegano di aver provato concretamente ad eliminare alcune immagini ma queste, nel momento in cui sono state caricate su internet sono finite nelle mani di aziende private irraggiungibili, diventando di loro proprietà[3]. In pratica, online la nostra immagine personale smette di appartenerci: non ci è dato sapere chi la possiede, né dove viene conservata, né per quale motivo.

 

Le mostre di Eva e Franco Mattes contengono sempre analisi sociali riguardanti la rete e sono formative per i visitatori sotto vari punti di vista, ad esempio per quanto riguarda la sicurezza sul web.

Pensiamo all’opera The Others del 2011, un video contenente 10.000 foto sottratte senza autorizzazione ai pc di sconosciuti, semplicemente approfittando di una falla del sistema. Ciò significa che anche le tue foto personali potrebbero essere state proiettate in qualche mostra in giro per il mondo a tua completa insaputa. L’opera invita a riflettere sulla facilità con la quale chiunque può impossessarsi del nostro materiale digitale privato.

Gatto di Eva e Franco Mattes

“What was been seen” (2017), esposta alla Fondazione Arti Visive, Modena, 2022.

 

Durante l’intervista del 16 Settembre 2022, gli artisti hanno affermato che ultimamente stanno indagando un nuovo aspetto della rete. Se inizialmente erano attratti dal concetto di visibilità, adesso il loro interesse si è spostato sull’invisibilità. Hanno iniziato ad esplorare le retrovie del digitale, scoprendo un mondo ben diverso dall’immaginario luccicante, veloce e perfetto che la pubblicità ci fornisce della tecnologia. C’è un mondo sporco nascosto là dietro, fatto di operai, catene di montaggio e minatori sfruttati in modi impensabili.

 

Un assaggio di questa ricerca ci arriva con uno dei loro lavori più recenti, intitolato The Bots, che spiega come avviene la censura sui social media. Erroneamente, siamo portati a pensare che sia effettuata da robot. Non è così. Ci sono schiere d’impiegati nei loro uffici costretti a guardare centinaia di video al giorno, spesso di una violenza inaudita, come decapitazioni, immagini pornografiche e soprusi di ogni sorta. Eva e Franco Mattes sono riusciti ad intervistarne alcuni, riportando le loro esperienze giornaliere, spesso traumatiche.

Questi sono solo alcuni degli operai invisibili che stanno dietro ai social, di cui tutti ignoriamo l’esistenza. Tutto lascia pensare che la situazione sia ancora più drammatica per quanto riguarda lo sfruttamento umano e naturale che si cela dietro alla costruzione dei nostri device. Si tratta di aspetti che i Mattes non si lasciano sfuggire e che condividono insieme a noi, mostra dopo mostra, provocazione dopo provocazione, per esplorare a 360 gradi cosa comporta la rivoluzione digitale.

Insomma, in un panorama artistico spesso autoreferenziale, Eva e Franco riescono a creare consapevolezza, condividendo scoperte e analisi con chiunque s’interessi al loro lavoro. Per ciò, credo siano degli eccellenti testimoni di un’arte che riesce ancora ad essere socialmente utile.

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“The Bots”, 2022, Fondazione Arti Visive, Modena. Per diffondere le interviste sul web senza censure i Mattes hanno elaborato uno stratagemma: i racconti vengono narrati da attori durante dei tutorial di make up, apparentemente innocui. 

 

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Portraits, 2006/2007. Eva e Franco Mattes espongono una serie di scatti realizzati all’interno del gioco Second Life. 

 

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Ceiling Cat (2016), scultura tratta da un meme collettivo che la gente ha modificato un’infinità di volte e che gli artisti invitano a fotografare e continuare a modificare. Eva e Franco hanno rinunciato alla proprietà della foto in modo che chiunque possa copiarla e utilizzarla per qualsiasi scopo.

 

 

 

 

Per rimanere aggiornati sulle nuove ricerche di Eva e Franco Mattes si consiglia di tenere monitorato il loro sito:  https://0100101110101101.org/

 

 

Se vuoi approfondire la linee filosofiche dell’arte di Eva e Franco Mattes e altri artisti simili, vai all’articolo Post Internet Art.

 

Per conoscere i movimenti a cui hanno partecipato questi artisti negli anni ’90 vai all’articolo Net.art e Hacker.art: sogni e lotte della rete.

 

Se vuoi scoprire qual è l’etica che da sempre contraddistingue il movimento hacker vai all’articolo Hacker e etica cyberpunk.

 

 

 

 

 

[1] Venerdì 16 Settembre 2022, Festival della Filosofia, Eva e Franco Mattes discutono con Pietro Montani alla Tenda di Modena.

[2] Cit. Pietro Montanari, 16 Settembre 2022 al Festival della Filosofia di Modena.

[3] Eva e Franco Mattes, conferenza del 16 Settembre 2022 al Festival della Filosofia di Modena.


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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