Valentine de Saint-Point (1875-1953) è stata una ballerina, scrittrice e poetessa francese che ha preso parte al movimento futurista. La sua ricerca artistica, ma anche il suo coraggio nel condurre una vita privata libertina e disinvolta, la portano a essere un punto di riferimento per l’avanguardia, incarnando l’ideale della donna futurista.
Valentine è l’unica donna che scrive manifesti artistici a inizio ‘900. I suoi testi sono forti, orgogliosi, a tratti violenti e inseguono l’intento di ribaltare la figura femmine fragile e svenevole, bisognosa di essere salvata dall’uomo, tipica dell’ideale romantico. Dimostrazione di ciò è il Manifesto della donna futurista del 1912, apprezzatissimo dai colleghi italiani che riconoscono in lei la superdonna futurista.
Il suo impegno sul fronte femminile la porta, durante la sua attività artistica legata al teatro, a ipotizzare il Teatro della Donna, denunciando la scarsa rappresentatività della figura femminile a teatro, relegata solo alla passionalità e che tralascia qualsiasi altro aspetto psicologico e sociale¹.
Nel 1913 pubblica anche il Manifesto della lussuria, in cui invita in maniera brutale ad abbandonare un approccio moralista e repressivo, estendendo le libertà non solo all’anima ma anche al corpo. Il testo contiene affermazioni molto pesanti, accettabili solo se interpretate come provocazioni e, ovviamente, suscita grande scandalo in società.
Dopo questo manifesto Filippo Tommaso Marinetti la invita a far parte della direzione del movimento futurista in qualità di rappresentante femminile².
Valentine de Saint-Point è stata un’artista estremamente poliedrica. Il suo debutto letterario inizia già nel 1905 con il primo dei suoi tre libri di poesie, dei suoi quattro romanzi (di cui uno è una trilogia), di uno studio su Auguste Rodin e una rappresentazione teatrale.
Non manca di cimentarsi nella pittura e nella scultura, diventando anche musa ispiratrice di Rodin.
La sua attività artistica principale rimane forse quella di coreografa e ballerina. Nel 1913 debutta con il suo il primo dei suoi spettacoli da lei ribattezzati Metacoria, ovvero una danza finalizzata alla comunicazione di un’idea che trascura la sola ricerca della grazia.
Questa coreografia astratta e geometrica, completamente indipendente dalla musica, soddisfa in pieno le attese di Filippo Tommaso Marinetti riguardo la danza futurista. Il teorico, infatti, nel 1917 pubblicherà il Manifesto della danza futurista, incitando a un ballo sgarbato e disarmonico, la cui ricerca comunicativa vada oltre alla sensualità dei movimenti. Proprio in questo manifesto Marinetti citerà Valentine de Saint-Point portandola come esempio positivo:
“Valentine de Saint-Point concepí una danza astratta e metafisica che doveva tradurre il pensiero puro senza sentimentalità e senza ardore sessuale. La sua métachorie è costituita da poesie mimate e danzate.³”
Valentine de Saint-Point pubblicò anche diversi articoli sui giornali e intrattenne diversi rapporti epistolari partecipando al dibattito intellettuale dell’epoca, soprattutto fino al 1914.
Forse traumatizzata dall’esperienza come crocerossina durante la prima guerra mondiale che la allontana dalle speculazioni interventiste e dall’idea di guerra come “igene del mondo”, a metà della sua vita si avvicina al misticismo, all’esoterismo e all’Islam.
Continua a propagandare idee molto radicali ed estreme riguardanti la condizione femminile mussulmana, riuscendo a inimicarsi sia del pubblico occidentale sia quello orientale. Muore sola al Cairo e, secondo le sue ultime volontà, viene sepolta col suo nome musulmano “Luce spirituale della religione” nel cimitero dell’Imam El Leissi.
[1] Valentine de Saint-Point, “Il teatro della donna”, articolo pubblicato su Les Tendances Nouvelles, 1913
[2] Gunter Berghaus, International Futurism in Arts and Letterature, de Gruyter, 2000, p. 427
[3] Filippo Tommaso Marinetti, Il manifesto della danza futurista, 8 luglio 1917, http://www.homolaicus.com/arte/futurismo/testi/manifesti/danza.htm
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