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AI WEIWEI, ARTISTA ANTIAUTORITARIO

L'arte di non tacere difronte alle ingiustizie

Chiara Righi12 Settembre 2024

Dal 21 Settembre 2024 al 4 maggio 2025, Palazzo Fava ospita la mostra “Ai Weiwei, Who am I?”, curata da Arturo Galansino. Parafrasando il titolo dell’esposizione, è necessario sapere chi è Ai Weiwei: forse l’artista contemporaneo cinese più conosciuto al mondo e sicuramente quello più perseguitato a livello politico. 

 

Una gioventù in esilio

Ai Weiwei è l’artista più temuto dal governo cinese. Radergli al suolo lo studio, oscurarlo sul web e confinarlo fisicamente, non è bastato a metterlo a tacere. Coerente e coraggioso, è cresciuto con l’avversità verso l’arroganza dei potenti, che ha sempre sfidato non appena ne ha avuto l’occasione.

Le sue lotte per i diritti umani l’hanno portato ad essere un perseguitato politico, ma non ad arrendersi.

 

Essere politicamente attivo è un vizio di famiglia. Infatti, Ai Weiwei è figlio di Ai Qing, che negli anni ‘30 fu arrestato perché ritenuto un poeta rivoluzionario legato a un gruppo di artisti di sinistra[1]. Suo figlio nacque il 28 agosto del 1957 e lo seguì in esilio per ragioni politiche, pagando fin da bambino il pegno di chi si oppone alle autorità. Infatti, la famiglia viene inviata prima in un campo di rieducazione militare a Shihezi, poi nel deserto del Gobi e, infine, segue il padre condannato ai lavori forzati con il compito di pulire le latrine del Paese.

Ai Weiwei cresce così, trascorrendo tutta la sua infanzia davanti a un genitore dall’etica di ferro, sottoposto a ogni tipo di umiliazione.

Ai Weiwei-64

Ai Wei Wei, “With Wind”, 2014. Il drago è simbolo di libertà e l’artista lo ha fatto realizzare da artigiani cinesi unendo dozzine di aquiloni. Ha però deciso di allestire questo grande simbolo nell’interno dell’ex carcere di Alcatraz, in California, dove non può volare e da un grande senso di costrizione. Foto .

 

 

Il padre viene riabilitato nel 1976 e Ai Weiwei torna a Pechino con lui. Il giovane si distingue presto per le sue idee ribelli e creative. Nel 1978, s’iscrive al Film Institute e fonda, insieme ad altri artisti, il gruppo The Stars Art Group, un movimento d’avanguardia cinese, attivo tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli ‘80. Per lo più autodidatti, gli Stars si sono dedicati alla sperimentazione di nuove forme di comunicazione, ispirandosi alle correnti artistiche occidentali[2].

Il loro lavoro era intrinsecamente sovversivo poiché promuoveva la libertà d’espressione, opponendosi ai modelli stilistici e ai contenuti del Realismo Socialista sancito dallo Stato e imposto dall’arte ufficiale.

 

Purtroppo nel 1983 il gruppo è costretto a sciogliersi perché i suoi membri sono sottoposti a pressioni politiche troppo pesanti. Molti di loro sono addirittura costretti a lasciare il Paese. Questo è, infatti, l’anno in cui parte la Campagna anti-inquinamento spirituale, in cui il governo cinese vuole sbarazzarsi delle influenze occidentali, includendo le azioni artistiche sperimentali tra i contenuti proibiti, contemplate nell’elenco: “materiali osceni, barbari o reazionari, gusto volgare nelle performance artistiche, indulgenza nell’individualismo[3]“.

Ai Weiwei Art, winnipeg

Ai Weiwei, “Forever Bicycles”. Installazione che allude al marchio delle biciclette Forever che inondava le strade cinesi durante l’infanzia dell’artista ma per molti (lui compreso) rimase finanziariamente fuori portata. Acquistare una bicicletta serviva ad affermare il proprio status sociale. La sovrapposizione di moltissime bici fornisce un’incredibile senso di movimento. Foto di .

 

Ai Weiwei è uno degli artisti dello Stars Art Group che guadagna l’esilio politico dalla Cina già nel 1981. Si trasferisce a New York, dove studia design, si sposa e inizia la sua attività individuale d’artista, avvicinandosi all’arte Pop e Concettuale.

Il suo pensiero però è sempre rivolto alla Cina. Il suo appartamento al piano interrato di East 7th Street diventa un popolare rifugio per artisti cinesi in visita, come il regista Chen Kaige, il compositore Tan Dun e l’artista Xu Bing. Inoltre, il suo paese d’origine è costantemente evocato nelle sue opere, spesso cosparse di semi di girasole: un alimento fondamentale per il popolo cinese.

Saranno proprio questi semi a diventare l’elemento più simbolico del suo lavoro, costantemente rievocato in tutto il mondo quando si solleveranno le contestazioni contro la sua reclusione forzata.

Ai Weiwei's Sunflower Seeds

Ai Weiwei, “Semi di girasole”, 2010. L’artista invade il pavimento della Tate Modern Gallery con cento milioni di semi di girasole in porcellana, ognuno dipinto a mano con la collaborazione di 1.600 artigiani di una città del sud della Cina, Jingdezhen. Foto di .

 

 

Un artista provocatorio e di successo

Gli anni ‘90 sono un’esplosione di creatività.

Ai Weiwei nel 1993 torna in Cina per stare accanto al padre malato e inizia a sollevare provocazioni contro il capitalismo e il consumismo di massa che la nazione sta vivendo. Accusa apertamente il sistema di annullare le singole individualità e le tradizioni locali.

Collabora alla fondazione dell’East Village di Pechino, una comunità di artisti d’avanguardia che si stabiliscono in alloggi di bassa qualità per lavoratori migranti e si occupano principalmente di performance. Anche quest’esperienza è destinata a essere sgomberata dalla polizia e repressa dalle autorità.

 

Questo è anche il periodo in cui compie l’atto performativo destinato a sollevare un mare di polemiche, rendendolo molto popolare. È il 1995 quando realizza l’opera Distruzione di un’urna della dinastia Han: l’artista schianta volontariamente a terra un’urna di 2.000 anni, simbolo del patrimonio culturale tradizionale cinese, riducendola in frammenti.

In questa azione, destinata a diventare un trittico fotografico, denuncia gli effetti della globalizzazione e della Rivoluzione Culturale del 1966, concause della cancellazione delle tradizioni cinesi e responsabili dell’appiattimento individuale.

Descrive la sua opera citando provocatoriamente Mao, dicendo: “L’unico modo per costruire un nuovo mondo è distruggere quello vecchio.”

 

Ai, WeiWei

Ai Weiwei, due opere. In primo piano “Vasi colorati” del 2006 (vasi tradizionali immersi nella vernice industriale). Sullo sfondo il trittico fotografico che testimonia la performance “Distruggere un’urna della dinastia Han”, del 1995. Foto di .

 

Ripeterà azioni simili, nel 1997 con Vaso Coca-Cola, in cui, a denuncia della globalizzazione, marchia con il simbolo della famosa multinazionale un vaso tradizionale cinese. Poi ancora nel 2006, quando immerge diversi antichi vasi dentro della vernice industriale dai colori sgargianti, come fossero oggetti kitsch prodotti in serie.

Negli anni ‘90 Ai Weiwei si cimenta anche nel settore architettonico che lo porterà a costruire la sua casa-studio[4] e a collaborare come consulente artistico per il progetto dello stadio di Pechino destinato ai Giochi Olimpici del 2008.

Beijing National Stadium (Bird's Nest)

Ai Weiwei accetta l’invito degli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron di collaborare come consulente artistico al progetto per lo stadio di Pechino destinato ai Giochi olimpici. Diventerà il grandioso “Nido di uccello” (The Bird’s Nest), simbolo delle Olimpiadi del 2008. Foto di .

 

La persecuzione politica

Negli anni 2000 le sfide al regime s’intensificano grazie al suo blog in cui si occupa di attivismo, rendendo note le violazioni dei diritti umani. Contemporaneamente usa la sua arte come strumento di denuncia, finalizzata a raccontare tutto ciò che in Cina è proibito. Ricordo, ad esempio, l’opera Map of China, scultura composta da pezzi di legno provenienti dei templi della dinastia Qing, distrutti dal regime.

La sua fama internazionale gli permette di parlare più liberamente rispetto ad altri cittadini cinesi, collezionando solo multe e censure (cioè il male minore).

 

Nel 2008 apre un nuovo studio a Malu Town, su invito delle autorità di Shanghai che vogliono rendere l’area una zona per artisti. È proprio in quel momento che la situazione precipita.

Infatti, quello stesso anno un violento terremoto colpisce Sichuan, provocando tantissime vittime che il governo non dichiara. Molte di queste sono studenti che muoiono sotto le macerie delle scuole.

Ai Weiwei si prestò ai soccorsi e radunò volontari per recuperare i nomi delle vittime. Le autorità però non erano dello stesso avviso: non avevano intenzione di dichiarare la gravità della situazione e tentarono di insabbiare il numero dei morti. L’artista pubblicò sul suo blog il nome di cinquemila bambini che hanno perso la vita, accusando il governo di occultamento e di aver usato materiali scadenti per la costruzione di tanti edifici pubblici.

 

Le autorità cercano di fermare l’artista chiudendogli il blog ma Ai Weiwei insiste. Realizza varie opere d’arte di denuncia, tra cui Rebar and Case, composta da piccole bare in legno in cui appare anche uno dei tondini di acciaio estratto dalle macerie di una scuola. Un’altra opera è Snake Bag: un enorme serpente composto da zainetti per la scuola, che annuncia a livello internazionale la scomparsa delle giovani vittime. In risposta, il governo gli demolisce lo studio a Malu Town.

La notizia però è ormai esplosa fuori dai confini nazionali: emergerà che il terremoto del 12 maggio 2008, costò la vita a oltre 80.000 cinesi. Di questi, almeno 5.000 erano bambini e ragazzi, morti per il collasso di centinaia di scuole. Per la loro estrema fragilità, gli edifici scolastici verranno descritti come: “fatti con gli avanzi del tofu[5]”.

Nonostante lo scandalo e le proteste, non ci fu nessun processo per corruzione verso i costruttori e i politici che avevano ignorato gli standard antisismici e risparmiato sui materiali, intascandosi molti soldi.

Snake Ceiling by Ai Weiwei (2009)

Dettaglio di “Snake bag”: un enorme serpente composto da zaini di scuola, aleggia sulle nostre teste, in memoria degli studenti morti sotto le macerie delle scuole. Foto di .

 

Il governo cinese decide di vendicarsi di Ai Weiwei per aver intaccato la sua credibilità a livello nazionale e internazionale. Reo di aver anche sottoscritto la “Charta 08”, un manifesto sul rispetto dei diritti umani in Cina elaborata da un vasto gruppo d’intellettuali dissidenti, meritava una punizione esemplare.

Inizia con il sommergerlo di multe ingiuste e insostenibili, per poi passare alle maniere forti. Il 2 aprile del 2011 viene arrestato e condotto in una località segreta, senza che nessuno possa più avere sue notizie. Ai Weiwei scompare nel nulla, lasciando tutti nello sgomento. Le autorità non diramano informazioni sulle sue condizioni e tuttora non si sa esattamente cosa gli sia successo.

 

Gli organi d’informazione mondiale spargono la notizia della sua scomparsa, mentre il governo giustifica la detenzione dell’artista con futili motivazioni, mai provate, di “evasione fiscale”. Successivamente Ai Weiwei definirà questa accusa un tentativo di pubblica umiliazione[6].  I maggiori musei di tutto il mondo e le organizzazioni per la tutela dei diritti umani lanciano una petizione per liberarlo, raccogliendo l’adesione di migliaia di persone.

Verrà liberato dopo 81 giorni grazie al pagamento di una cauzione e, indubbiamente, per via delle pressioni politiche internazionali. Gli è però imposto il silenzio su ciò che gli è accaduto e non gli vengono riconsegnati i documenti d’identità, impedendogli così di espatriare fino al 2015, quando otterrà il passaporto e una limitata libertà di spostamento.

Inoltre, sulla sua testa permane una multa di oltre 12 milioni di yuan, che ha tentato invano di contestare in tribunale. Questa lo costringe a chiedere un contributo economico ai suoi sostenitori.

 

Free Ai Weiwei 艾未未

Manifestazione per la liberazione di Ai Weiwei a in New York, il 17/04/2011. Foto di  

 

 

Nonostante il silenzio imposto, Ai Weiwei parla in forma metaforica, lasciando intendere la quotidianità crudele vissuta durante la detenzione. Lo fa attraverso un’opera d’arte chiamata S.A.C.R.E.D: installazione che racconta una giornata tipo durante la sua detenzione, fatta di silenzio totale e completa mancanza di privacy, anche al gabinetto.

 

Negli anni successivi Ai Weiwei continua a occuparsi di attivismo, concentrandosi sui più sfortunati. Dedica il film Human flow e molte opere d’arte ai migranti di tutto il mondo e, per il suo attivismo anche in questo campo, nel 2015 è stato nominato ambasciatore di Amnesty International. 

Ai Weiwei's S.A.C.R.E.D.

Dettaglio di “S.A.C.R.E.D.”, 2011-2013, Ai Weiwei. Gli spettatori possono spiare all’interno di scatole nere alcune scene quotidiane vissute dall’artista mentre era detenuto.

 

 

In questo momento Ai Weiwei vive e lavora a Cambridge, nel Regno Unito. Continua a combattere contro le violazioni dei diritti umani, senza peli sulla lingua. Dice e fa tutto quello che gli passa per la testa.

Il fatto che abbia passato la vita in un sistema che ha tentato di reprimerlo ma lui sia riuscito a sopravvivere, rende la sua parabola artistica ancora più evocativa. Non gode solo di tutta la profondità dei messaggi sociali e del coinvolgimento estetico: sembra essere un liberatorio dito medio alzato contro i poteri forti di tutto il mondo!

Fuck authorities - Ai Weiwei

Ai Weiwei, “Studio di prospettiva”, serie fotografia in cui l’artista fa il dito medio davanti a sedi del potere di tutto il mondo. 

Ai Weiwei prisoner portraits

Ai Weiwei, maxi installazione di 1,2 milioni di mattocini LEGO del 2014. I ritratti appartengono a centosettantasei prigionieri politici della storia. Quando l’artista chiede alla LEGO altri mattoncini per “aggiornare” l’opera, la compagnia danese vieta la fornitura perché contraria all’uso del prodotto per motivi politici. A quel punto l’artista solleva un tale polverone sui social contro l’azienda che la LEGO è costretta a ritirare il suo divieto, garantendo la libertà d’espressione anche attraverso i suoi mattoncini colorati. 

The Weiwei boat, Praha, 20170917

Ai Weiwei, “The Law of the Journey“, 2018. L’opera dedicata a tutti i migranti e alla crisi migratoria in Europa. Si tratta di un gommone in PVC lungo 70 metri, con a bordo 258 persone in bilico. 

Ai Weiwei: In search of humanity

Mostra di Ai Weiwei “In search of humanity”, all’Albertina Modern, 2022.  

 

 

 

Se vuoi conoscere altri artisti cinesi vai a: 15 artisti cinesi che devi conoscere.

 

 

 

 

[1] Ai Qing durante il periodo di detenzione presso il carcere di Shangai si dedicò alla scrittura; molte sue poesie circolarono clandestinamente al di fuori del carcere e vennero anche pubblicate, contribuendo alla fama del poeta. Nel 1937 venne scarcerato e iniziò ad intrattenere rapporti d’amicizia con Mao Zedong.

[2] Dal sito web di Palazzo Strozzi, “Dieci cosa da sapere su Ai Weiwei”, https://www.palazzostrozzi.org/dieci-cose-da-sapere-su-ai-weiwei/

[3] Cit. Deng Liqun, https://en-m-wikipedia-org.translate.goog/wiki/Campaign_against_spiritual_pollution?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc&_x_tr_hist=true

[4] Fonda il suo studio l’ormai iconico numero 258 nel villaggio di Caochangdi, quartiere artistico a nord-est di Pechino.

[5] Cit. Alessandro Amato, articolo “I terremoti cinesi tra arte e prevenzione. Il caso di Ai Weiwei e il terremoto del 2008”,  pubblicato il 30 gennaio 2024 sul sito dell’INGV (osservatorio nazionale terremoti), https://ingvterremoti.com/2024/01/30/i-terremoti-cinesi-tra-arte-e-prevenzione-il-caso-di-ai-weiwei-e-il-terremoto-del-2008/

[6] “I giudici sono membri del Partito Comunista e in Cina ‘è difficile che si faccia giustizia’. ‘Non mi hanno fatto parlare’, ha spiegato l’artista. ‘Ma in aula sono riuscito a dire che è un’umiliazione. Che l’intero tribunale è un’umiliazione e che tutto ciò che i giudici hanno fatto sarà ricordato dalla storia’”. Cit. La Repubblica, articolo “Cina, condannato Ai Weiwei – Non pagherò più la multa”, del 2/09/2012, https://www.repubblica.it/esteri/2012/09/27/news/cina_condannato_weiwei_l_archistar_dissidente-43367494/


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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