Il padiglione vincitore
Padiglione Germania vince il leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale grazie all’opera performativa di Anne Imhof.
La scultura più grande
Claudia fontes, per il padiglione dell’Argentina, ha realizzato un enorme cavallo che arriva fino al soffitto della struttura.
L’opera più eccentrica
Cerwin Wurm ha ribaltato un camion davanti al padiglione Austria.
L’opera più burlona
L’artista giapponese Takahiro Iwasaki invita l’osservatore a infilare la testa in un buco nel soffitto al primo piano di uno stabile, ai giardini della biennale. La sua testa sbucherà direttamente all’interno di un’opera al secondo piano, davanti alla quale tanti visitatori sono pronti a fotografarlo.
L’opera più trash
Se vi siete commossi per i water presenti in biennale due anni fa non potrà dispiacervi l’opera del collettivo d’artisti El cìrculo màgico, nel padiglione del Guatemala. Si tratta di un mega scopino rotante piantato in un vaso da fiori.
L’opera più equo-solidale
L’artista Mark Bradford ha ceduto il suo spazio espositivo a una cooperativa veneziana che aiuta, attraverso il lavoro, i detenuti provenienti dal carcere maschile e femminile. Per fare in modo che possano continuare le loro attività gli ha anche garantito due anni di affitto pagato da lui. Attualmente potete quindi vedere un negozio che vende oggetti e vestiti realizzati dai detenuti.
La tecnica più improbabile
Nel padiglione cinese, Gu Wenda ha realizzato la sua opera United nations-man tutta con capelli umani. La differenze cromatiche dei capelli neri, marroni, rossi e biondi, servono da colorazione per il disegno. L’opera è un’istallazione parecchio grande, per cui, se non si è troppo schizzinosi, ci si può entrare e girare.
L’oggetto più non-sense
Antonello Riello ha creato dei curiosi motorini senza capo… o senza coda.
L’opera più surrealista
Mentre noi ce ne stiamo all’asciutto, possiamo spiare nella casa costruita da Vajiko Chachkhiani in cui piove a dirotto.
L’inganno ottico meglio riuscito
Alicja Kawade ha realizzato un gioco di specchi che ci permette, girando intorno all’istallazione, di avere l’impressione che gli oggetti posizionati all’interno si trasformino, in forma e colore.
L’opera più biodegradabile
L’artista Michel Blazy ha deciso di riconsegnare le sue numerose paia di scarpe da ginnastica alla natura. Puntualmente innaffiate, sono in va di putrefazione e germogliazione già da un po’.
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Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.