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PADIGLIONE ITALIA OLTRE LA POLEMICA

Capire il mondo magico

Chiara Righi28 Marzo 2018

Dopo aver letto critiche feroci contro il padiglione Italia mi rendo conto che a molti è sfuggita completamente la chiave di lettura delle opere esposte. Effettivamente la ricerca degli artisti è stata un po’ complessa e inusuale. Questo articolo non ha l’intenzione di tessere le lodi ad autori che non ne hanno bisogno ma solo di fornire gli strumenti per comprendere il loro lavoro.

Alle volte, l’arte contemporanea richiede qualche doverosa spiegazione.

Padiglione italia - Cuoghi

Il padiglione Italia non è solo bello, è magico.
Nonostante tutto, anche quest’anno le polemiche non sono mancate. Le critiche si sono incentrate principalmente sull’immaginario da “fine del mondo” evocato dagli artisti, bollato come scontato e già visto. Però questa volta i polemici hanno preso un bel granchio, perché “La fine del mondo” di cui si parla in questo padiglione non fa riferimento a un anonimo immaginario apocalittico e catastrofico, ma al saggio così intitolato di Ernesto De Martino. Il lapsus sarà perdonato perché, gli osservatori del mondo contemporaneo, non sono molto pratici del mondo paranormale. Eppure è proprio nelle pratiche magiche ed extrasensoriali che si nasconde la chiave di lettura del Padiglione Italia 2017.

Prima di progettare le opere, gli artisti Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò, sono stati chiamati a condurre uno studio accurato riguardo al pensiero di Ernesto De Martino. Quest’ultimo è un celebre etnologo italiano, che ha portato luce sugli stati alterati di coscienza e sulle pratiche magiche delle tribù indigene. Pare infatti che queste popolazioni, attraverso i loro rituali, riuscissero (e in alcuni casi riescano ancora) a innescare fenomeni paranormali. Lo stesso padiglione porta il titolo di un saggio di De Martino, Il mondo magico, cioè del libro che ha inaugurato tali studi.

Prendendo atto di tali ricerche, limitarsi alla solita analisi compositiva e concettuale delle opere è superficiale e sbagliato. Ed è errato proprio perché partono dal pensiero di Ernesto de Martino. Infatti, l’etnologo, passa buona parte del libro Il mondo magico proprio a scoraggiare un approccio razionalista e deduttivo riguardante il tema paranormale, imponendoci un’altra forma mentis.

Adelita Husni-Bey, biennale venezia 2017

Nessun ricercatore prima di De Martino era riuscito a condurre un’analisi efficace sui poteri magici perché tutti hanno dato per scontato che questi non fossero reali. Tutti gli studiosi “credibili” di rituali magici, sciamanismo e stregoneria, sono partiti dal pregiudizio che ci fosse un inganno sotto, un trucco, una manipolazione mentale da parte del praticante. Questo è successo perché se noi ammettessimo l’esistenza di poteri paranormali, questa manderebbe in crisi tutta la nostra concezione di realtà. Infatti, tutto il nostro sviluppo culturale parte da una concezione scientifica e razionale dell’universo: esiste solo ciò che possiamo osservare, studiare e di cui possiamo fare esperienza. L’esistenza di un mondo magico contraddice tutto il nostro “meraviglioso universo di Galileo e Newton1”, governato da leggi fisiche incorruttibili. Il fuoco brucia le foglie secche, la forza di gravità ci ancora al terreno e la comunicazione tra due persone (non dotate di mezzi tecnologici), può avvenire solo a una determinata distanza spaziale.
Eppure sono moltissime le pratiche, appartenenti a popolazioni primitive e tribù non occidentalizzate, che contraddicono queste tesi, dando luogo a quelli che noi definiamo veri e propri miracoli.

 

Quello che fino a tempo fa era solo un dubbio, oggi è stato provato scientificamente: gli studi sulla psicologia paranormale confermano l’esistenza di poteri extrasensoriali2. De Martino riporta che, all’interno di dipartimenti universitari specializzati, sono stati osservati fenomeni inspiegabili praticati da persone “sensitive”, che si sono sottoposte agli esperimenti. Queste sono state chiuse in totale isolamento all’interno di stanze, osservate dagli studiosi al di la di un vetro e filmate, in modo che non potessero imbrogliare. Questi studi testimoniano e documentano per certo la capacità di spostare oggetti a distanza (telecinesi), la percezione di oggetti non visibili al soggetto (chiaroveggenza) e la comprensione di stati mentali altrui (telepatia)3.

Andreotta Calò

Altri fenomeni inspiegabili sono stati osservati nei pazienti sotto stato d’ipnosi. Ne Il mondo magico, l’etnologo ci racconta di diverse sedute, in cui, i pazienti sono caduti in stato catalettico, hanno sviluppato allucinazioni, modificazioni della propria personalità e addirittura mutazioni corporali (ad esempio emorragie di sangue dal naso, macchie rosse che compaiono sulla pelle e rigonfiamenti del ventre)4 . Tutto ciò è stato possibile grazie alle suggestioni dovute dalle parole dello psicologo, che attraverso questa tecnica va a individuare traumi passati e automatismi inconsci.
Che lo stato ipnotico sia una situazione ideale per attivare forze magiche è confermato da numerose tribù indigene. Solitamente, maghi, stregoni e sciamani, per utilizzare i loro poteri, devono praticare tecniche di autoipnosi e cadere in lunghi stati di trance5. È in questa condizione che possono comunicare con gli spiriti e avere visioni di chiaroveggenza. Pare anche che molti di questi sciamani siano in grado di auto-indursi sogni e dirigerli attraverso una coscienza desta(fenomeno conosciuto come “sogno lucido”).

Per quanto riguarda noi occidentali, il paranormale è un tasto dolente. È un fenomeno che ci spaventa profondamente perché rompe le regole universali della natura, quelle a cui tutti siamo democraticamente sottomessi, in favore di singoli individui. Alcune persone sembrano raggirarle e, in qualche modo, non ne sono soggette. Il nostro imbarazzo cresce se pensiamo alla nostra inadeguatezza culturale. La scienza, messa davanti all’evidenza dei fatti riscontrati dagli studi di psicologia paranormale, ha tentato d’inserirli in un ordine fisico; il problema è che questi non sembrano rispondere a nessuna regola fissa, infatti, ciò che vale per il sensitivo X, non vale per il medium Y7.

Imitatio Christi - Cuoghi

Mentre la nostra visione della realtà si dimostra inadeguata a comprendere e a innescare i fenomeni magici, stupisce come per le popolazioni tribali e antiche siano assolutamente ovvi e accessibili. Il rito magico fa, infatti, parte della loro quotidianità e, nonostante i diversi rituali, i poteri sembrano funzionare realmente.
Il motivo, secondo De Martino, sta proprio nella concezione di realtà stessa che queste tribù possiedono, nel dramma esistenziale comune secondo cui concepiscono il mondo. Già la concezione di loro stessi è molto lontana da quella dell’uomo occidentale. Ogni uno di noi è culturalmente portato a ritenersi una presenza unitaria, solida e garantita davanti al mondo8. Al contrario, tutte le popolazioni indigene prese in esame da De Martino, si concepiscano come una presenza labile, dispersiva, soggetta allo sdoppio di personalità. Vivono nella costante angoscia di poter perdere loro stessi, la loro personalità, che può essergli portata via, impedendogli di avere il controllo sulle proprie azioni (possessioni), oppure di tornare nel proprio corpo. La stessa concezione di morte, altro non è che un evento che allontana la persona da se stessa. È come se l’io instabile della persona subisse un’attrazione fortissima da parte di qualche evento o entità, tanto forte da non poter resistere, così che si viene “rubati”, portati via9.

Allo stesso modo la nostra concezione di mondo, un dato oggettivo da conoscere, si allontana dalla loro interpretazione. Queste tribù credono di vivere in un ambiente pieno di forze maligne che minacciano la loro presenza e di forze benigne che la difendono10. La magia serve a indirizzare l’energie desiderate, modificando e plasmando la realtà. Come spiega un membro della popolazione Iglulik Eskimos, i rituali non sono dovuti a un “credo” o a una “fede”, ma sono necessari a causa dello stato angoscioso nel quale loro vivono, causato dagli spiriti maligni dell’aria, del mare e della terra, agli sciamani cattivi, alle anime dei morti e a quelle degli animali che hanno ucciso11. Lo sciamano del villaggio è quindi colui che ha il ruolo di mantenere l’ordine del mondo, allontanando gli spiriti maligni, svelando la soluzione ai problemi tecnici, curando le persone da malattie e malefici. Tanto è il suo potere che De Martino lo definisce un “Cristo magico”, che si sacrifica per il villaggio intraprendendo pericolosi viaggi su altri piani di coscienza.

Sorge spontanea una domanda. Perché nelle tribù avvengono continuamente episodi di telepatia, chiaroveggenza, levitazioni e cambi di personalità (verificati da etnologi e studiosi occidentali), mentre nel nostro mondo moderno, tanto più evoluto, non avvengono quasi mai? La risposta sta nel fatto che i popoli “magici”, durante i loro rituali si suggestionano a tal punto da scatenare e rendere operosi dei meccanismi psichici subconsci. Sono gli stessi automatismi misteriosi che si scatenano durante le sedute ipnotiche, tanto per capirci. La riuscita del rito dipende dalla loro struttura psichica, vibrante, instabile, capace di fondersi con il mondo che li circonda. In un qualche modo, questo mondo primitivo sperimenta l’esperienza del “sacro” in maniera tanto intensa da scatenare delle reazioni psichiche.
I popoli moderni, più colti e razionali, faticano invece ad avvicinarsi a questa dimensione. Appare ovvio che, per la maggior parte, non siamo sufficientemente suggestionabili da sbloccare quegli impulsi extrasensoriali12. Così come ci è impossibile passare da uno stato di coscienza all’altro con naturalezza.

padiglione italia - cuoghi roberto
L’opera di Cuoghi si intitola Imitatio Christi e fa riferimento all’omonimo libro sacro scritto da Tommaso da Kempis (1380-1471), ma attribuito anche a Gersone di Vercelli o a Jean de Gerson.
Questo testo si trova perfettamente in linea con il pensiero di De Martino riguardo l’impostazione anti intellettuale e anti razionalista, a favore di una visione del sacro totalizzante, che culmina nella fusione con il Cristo.

Quelle qui riassunte sono solo le prime riflessioni che Ernesto De Martino ha condotto sul tema del magico. Dopo Il mondo magico ha approfondito lo studio con diversi scritti: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso e La fine del mondo. Tutti questi studi sono stati presi in considerazione dagli artisti del Padiglione Italia.
Alla luce di queste ricerche sarebbe il caso di evitare una lettura delle opere di tipo concettuale e razionale. È evidente che l’atmosfera sacrale ed esoterica del padiglione tenti un’apertura verso un altro stato di percezione. Le opere non sono visioni che appartengono e narrano la nostra realtà ma quella di stati onirici, di trance, di oblio. Ci forniscono la possibilità di vivere per un attimo lo stato angoscioso tipico del mondo magico, di chi si deve affidare ad un rituale per non perdere se stesso e può improvvisamente sprofondare in un inconscio medianico. Per una volta, cerchiamo di lasciarci sopraffare emotivamente dall’atmosfera buia e inquieta, di fonderci con essa, ampliando la nostri sensi, così da poter immaginare l’incubazione verso altro stato di coscienza.
Tentar non nuoce. Mal che vada potreste suggestionarvi troppo e dare luogo a qualche fenomeno telecinetico. In tal caso, state attenti a non ribaltare qualche (povero) cristo.

Note

1  Cit. Ernersto De Martino, Il mondo magico, ed. Bollati Boringhieri, Torino, 2007, p. 53
2  Cfr. pp. 40-49
3  Cfr. p. 43
4  Cfr. pp. 43-45
5  Cfr. pp. 87-88
6  Cfr. p. 9
7  Cfr pp. 132-133
8  Cfr. p. 7
9  Cfr. pp. 79-80
10  Cfr p. 116
11  E. De Martino p.155, cit di Russen, Intellectual Culture of the Igluik Eskimos, cit. p. 56
12  Cfr. pp. 200-202


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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