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LOSTE E LA STREET ART COME IMPEGNO SOCIALE

Intervista all'artista

Chiara Righi4 Novembre 2024

Mirko Cavallotto, in arte Loste, è uno street artist virtuoso che realizza murales con forti messaggi sociali. Le sue opere si distinguono per la presenza di una Luna affilata e per l’intensità degli sguardi dei suoi soggetti: quasi sempre vittime della società, discriminati o in lotta.

Con la fondamentale collaborazione di Catalina T. Salvi, ho incontrato Loste in via del Pratello a Bologna, luogo in cui ha appena finito di dipingere una nuova opera. Ne è uscita una conversazione molto interessante, che ha portato alla luce un artista impegnato, nonché una pietra miliare della Street Art siciliana.

Loste - Waitin' for peace - Salerno

Loste, “Waitin’ for Peace”, 2024, Baronissi (Sa). Courtesy l’artista.

 

 

 

Ci racconti come ti sei avvicinato all’arte?

 

È stata l’arte ad avvicinarmi, da bambino. Da che ricordi ho sempre disegnato, poi crescendo ho cercato di studiarla sempre più approfonditamente, prima al liceo e poi all’Accademia di Belle Arti. Al liceo ho incontrato anche la Street Art, capendo quale tipo di arte poteva interessarmi.

 

 

Com’è stato essere un giovane street artist nella tua terra, la Sicilia?

 

La Sicilia è una bomboniera di 1000 culture. Il fatto di essere al centro del Mediterraneo ci ha dato modo di poter attingere alle culture arabe, piuttosto che normanne, fenice, greche, eccetera. L’isola è un posto fantastico ma allo stesso tempo ha tutti i problemi che potete immaginare. Purtroppo è vero che le cose arrivano un po’ dopo, perché è una roccaforte.

 

Per quanto riguarda la Street art, io e la mia crew abbiamo avuto la fortuna di poter essere tra i primi a cambiare un po’ le cose. Eravamo degli sprovveduti, dei ragazzini piccoli e incoscienti, che cercavamo di sperimentare da piccoli nerd. Oggi posso dire che quello che stavamo creando dentro casa nostra era più grande di quello che immaginavamo.

Siamo stati la prima generazione che ha smesso di aspettare che le novità arrivassero dal nord: grazie ai primi viaggi in treno e, soprattutto, alla scoperta di internet, ci siamo imbattuti nella Street Art. Internet è stato veramente fondamentale, sia per la condivisione delle foto, sia perché ci permetteva di contattare grandi artisti, di dialogarci tramite Messenger o MySpace. Essendoci interessati presto a questo argomento, siamo stati i primi della nostra città a fare qualcosa che andasse oltre alla lettera e al puppet. Dopo vent’anni, so di essere stato tra le prime persone ad aver importato la Street art in Sicilia.

Loste - La regina dimenticata - VT

Loste, “La regina dimenticata”, 2024, Latera (Vt). Courtesy l’artista.

 

 

 

Quali sono temi a cui sei più legato?

 

Ho cercato di trasformare il dono di saper fare arte in una missione: ho la possibilità di poter dire qualcosa attraverso a questo mezzo, allora cerco di sfruttarlo per una causa sociale. I miei temi sono di sensibilità sociale. Ad esempio, in una società che è anche inconsciamente patriarcale, mi piace molto rappresentare le donne, presentarle come protagoniste.

Cerco sempre di rompere attraverso la mia arte, facendolo comunque in maniera educata.

 

 

Da dove nasce questa necessità di raffigurare le donne?

 

Ci sono motivi molto personali e anche molto banali. Io vengo da una famiglia di quasi sole donne, sono vissuto tra le mie cugine, le mie zie e le mie sorelle. Ho sempre parlato di tutto con loro e in maniera proprio ingenua non ho mai visto la differenza. Questo discorso della diversità io lo affronto come i bambini, che non riescono a vedere solo due colori ma solo tutti i colori del mondo. Quindi nel momento in cui la mia ragazza mi dice: “Mirko tu quando esci la sera sei tranquillo, ma io questo non posso farlo”, per me è inaccettabile e incomprensibile.

Se devo lasciare un messaggio con la mia arte cerco di partire anche da questo argomento, perché familiarmente mi appartiene.

Loste - Non sei sola

Loste, “Sola non sei”, 2023, Gela (CL).  Courtesy l’artista.

 

 

Come si relaziona la tua opera con lo spazio in cui la inserisci?

 

Cerco di scoprire il posto, contestualizzarlo il più possibile: sono il luogo e lo spazio a decidere il bozzetto, mai viceversa. Poi ovviamente io ho delle linee guida e cerco di fare sposare le due cose.

 

 

Ci racconti un lavoro a cui sei particolarmente legato?

 

Come dico sempre, è quello che devo ancora fare!

In realtà ci sono tantissimi lavori a cui sono molto legato, così come ci sono stati tantissimi viaggi che mi hanno colpito particolarmente. Forse è una banalità di questi tempi, ma sicuramente sono rimasto molto colpito dal viaggio che ho fatto a Gaza, luogo in cui sono riuscito a fare un muro. L’ho dipinto durante un conflitto, ovviamente soggiornavo in un luogo protetto ma sono riuscito a uscire per fare questo murales e dire la mia attraverso l’arte.

Ho rappresentato una bambina che ride, considerando che lì non c’è tanto da ridere. Volevo ridare un sorriso a Gaza attraverso gli occhi delle prime vere vittime, che sono i bambini.

Loste - Il sorriso di Gaza

Loste, “Il sorriso di Gaza”, 2023, Gaza.  Courtesy l’artista.

 

 

 

Invece cosa hai dipinto nella tua ultima opera, appena realizzata a Bologna? Come ti sei trovato a lavorare in questa città?

 

Devo dire che Bologna è una città che ho conosciuto negli ultimi anni e me ne sono innamorato. Era da tempo che volevo dipingere qui, anche perché è molto idonea e affine al mio tipo di pensiero. È stato come se dipingessi in casa: è uscita fantastica e si sposa perfettamente con tutto quello che è il mio discorso artistico.

Ho rappresentato una ragazza con una kefiah, in questo periodo non è un soggetto semplice e se l’avessi realizzata in un altro posto rischiavo che me la cancellassero. Invece Bologna era una delle poche città che poteva apprezzare quest’opera.

 

È stato un lavoro veloce, organizzato in poco tempo, però è anche questo il fascino della Street art: in poco tempo poi realizzare un’opera gigante, non ha bisogno per forza di progettazioni. Però ripeto, non potevo realizzare questa immagine in tutte le città. In questo periodo la Street Art si divide generalmente in “Street art di discussione” e “Street Art amministrativa”, ma a Bologna è diverso: qui c’è una Street Art di protesta.

Bologna è per antonomasia la città è rossa, non rossa dal punto di vista del partito, ma rossa da un punto di vista di rivoluzione: una rivoluzione pacifica, fatta di persone, di unione, di dialoghi. È una città molto culturale, caratterizzata da una cultura che nasce dal basso: le volte che mi sono trovato anche semplicemente a dialogare al bar, non mi sono mai trovato a fare discorsi da bar, ma sempre molto impegnati. Per questo dico che Bologna era una delle poche città che poteva capire veramente l’opera che stavo lasciando.

Loste a Bologna

Loste, serranda dipinta in via del Pratello a Bologna, 2024. 

Loste - Il paladino - Caltanisetta

Loste, “Il Paladino”, 2023, Caltanisetta. Un pupo siciliano che si toglie l’elmo in segno di rispetto per chi ha lottato e per chi continua a lottare contro la mafia. Courtesy l’artista.

 

Loste - Il Barone rampante - Torino

Loste, “Il Barone Rampante”, 2023, Caltanisetta. Realizzato in occasione dei 100 anni dalla nascita di Italo Calvino. Courtesy l’artista.

 

 

 

 

Ringraziamo Mirko per l’interessante chiacchierata e la gentile concessione dell’uso delle immagini!

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Se vuoi conoscere altri street artists italiani interessanti, potrebbero piacerti anche queste interviste: “About Ponny: leggenda della stencil art ”, “Intervista a Emeid: dall’introspezione all’opera e “Intervista a Nicola Alessandrini.

Se invece vuoi entrare nel vivo della ricerca artistica di uno dei primi street artists italiani, vai a: “I mostri di Ericailcane siamo noi , mentre se vuoi conoscere un progetto interessante legato all’arte urbana bolognese, ti consiglio di leggere “Rusco Zine: dalla parte degli street artists.

 

 


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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