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LEGGERE LE PAROLE CANCELLATE DI EMILIO ISGRÒ

Sotto la censura

Chiara Righi6 Novembre 2023

Le parole cancellate di Emilio Isgrò hanno il loro significato. Se non lo avessero questo artista non continuerebbe insistentemente a censurarle, una ad una, dall’inizio della sua carriera fino ad oggi.

Scopriamolo insieme.

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Le parole cancellate di Emilio Isgrò esposte alla mostra “Il sillogismo del cavallo” del 2023, a al Castello dei Pio di Carpi (Mo).

 

 

Non chiedere ad Emilio Isgrò perché cancella le parole. La prima risposta che probabilmente riceveresti sarebbe una puntigliosa precisazione: “Io le parole non cancello, le copro”.

Infatti, tutta la sua operazione artistica sta in questo piccolo dettaglio: non consiste nel cancellare un testo ma nel trasformarlo, tramutando le parole in segni, tracce, indizi. In breve, trasforma il testo in immagine.

 

Durante la conferenza del 15 settembre 2023, in occasione del Festival della Filosofia[1], l’artista ha raccontato il suo esordio. Ha spiegato che se oggi le persone lo accostano con facilità al movimento concettuale, negli anni 60-70 ciò non accadeva. Infatti, gli artisti concettuali tendevano a ridurre l’apporto delle immagini nelle opere e a lavorare maggiormente con le parole. Emilio allora compieva esattamente il procedimento inverso: toglieva la razionalità delle parole, né decostruiva il significato, aprendosi all’immagine.

Emilio Isgrò

La mostra dedicata a Emilio Isgrò a cura della Fondazione Cini all’Isola di San Giorgio a Venezia nel 2019. 

L’artista spiega che con le sue prime cancellature era stato definito come un “distruttore”, perché censurare le parole, togliendo il senso di un testo, è un gesto di per sé nichilista. Lui di questo ne è ben cosciente ma invita il pubblico ad ampliare la propria visione: non si tratta solo di distruggere, il suo è anche un gesto creativo, perché libera il testo dal suo significato perentorio aprendolo a tutte le interpretazioni possibili.

 

D’altronde, è attraverso la dialettica che il nostro pensiero si forma e concepisce il mondo. A conferma di ciò, potremmo chiamare a testimoniare tanti filosofi, ma ci basti pensare a Roland Barthes, linguista e semiologo francese, che ha definito il linguaggio “un congegno fascista”. Il pensatore motiva la sua definizione spiegando che “il fascismo non è impedire di dire, è obbligare a dire.”[2]

La lingua contiene molti obblighi intrinsechi a cui non poniamo attenzione: ad esempio, ci obbliga a stabilire un soggetto, dichiarando da quel momento chi sono, scegliendo tra il maschile o il femminile, la singolarità o la pluralità, la modalità nella quale ci rapportiamo all’altro (ad esempio, attraverso l’utilizzo del “tu”, del “lei” e del “voi” stabiliamo un gerarchia sociale e precisiamo i rapporti affettivi). Insomma, secondo Barthes, la lingua ci impedisce di mantenere la neutralità ed è il luogo in cui s’inscrive e manifesta il potere.

"Ave Maria Cancellata"

Le parole cancellate di Emilio Isgrò nell’opera “Ave Maria cancellata”, alla GNAM di Roma nel 2013. Foto di 

 

In questo mondo in cui le parole hanno sempre la pretesa di definire tutto e tutti, inchiodandoci ad un unico significato, Emilio Isgrò ci ricorda che non esiste solo la comunicazione ma anche qualcosa di più ampio: l’espressione.

Ed è questa la sua abissale differenza rispetto agli artisti concettuali: per lui l’arte non è comunicazione di un pensiero ma espressione di sé stesso e del mondo. La sua operazione di censura delle parole non ha quindi la funzione di “cancellare”, tanto quanto di “aprire” il testo, a qualunque interpretazione possibile.

 

L’artista, nella sua formazione, è stato influenzato del libro Opera aperta di Umberto Eco, che gli ha permesso di accettare di buon grado l’ambiguità delle sue opere. Infatti, i suoi lavori possono essere interpretati sia come distruttivi sia come creativi, perché distruggono la parola ma creano un’immagine, tolgono il significato di una frase ma la espongono a qualsiasi altra interpretazione.

E forse io ho già sprecato troppe parole per spiegare che quello che Isgrò crea non è più un testo, ma l’astrazione di un testo. È l’idea mentale di una pagina che può essere riscritta da ognuno di noi, ogni volta che la guardiamo.

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Le parole cancellate di Emilio Isgrò alla mostra “Il sillogismo del cavallo”, del 2023, al Castello dei Pio di Carpi (Mo). 

 

 

 

 

[1] Conferenza “La cancellatura come traccia – Pratiche artistiche di esercizi filosofici”, Emilio Isgrò dialoga con Silvano Pietrosino, il 15/09/2023 a Carpi, in occasione del Festival della Filosofia sul tema della “parola”.

[2] ROLAND BARTHES, in Sette anni di desiderio, di U. ECO, ed. Bompiani, Milano, 2000, pag. 184

 

 


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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