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“TUTTA LA BELLEZZA E IL DOLORE” IL FILM SU NAN GOLDIN

Approfondimento

Chiara Righi2 Luglio 2023

Voglio riassumere qui il film su Nan Goldin perché è una bellissima occasione di approfondimento sulla vita dell’artista. Racconto a grandi linee il contenuto della pellicola perché ci permette di comprendere la profondità della ricerca poetica e l’intensità politica del suo lavoro, ma è anche uno strumento per comprendere uno dei problemi sociali che sta dilaniando il nostro mondo contemporaneo: l’epidemia degli oppiodi.

Nan Goldin in piazza a Bologna

Nan Goldin durante la sua visita a Bologna del 2023 in occasione delle presentazioni di “All the beauty and the bloodshed”, il film su Nan Goldin.

 

Questo film ha tre scopi: tenere le persone in vita, evitare lo stigma e mandare un messaggio politico[1].”

Con queste parole, Nan Goldin inizia la presentazione della pellicola girata da Laura Poitras, vincitrice del Leone d’Oro alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, che narra la sua storia. La celebre fotografa ha voluto che fosse la sua stessa voce a raccontare la sua verità, dando vita ad un racconto molto intimo. Infatti, il film si presenta come un documentario autobiografico che raccoglie tutti i momenti più importanti della sua vita, i suoi ideali e le sue battaglie.

 

Il film è un fantastico reportage sulla vita di Nan Goldin (all’anagrafe Nancy Goldin), dall’infanzia all’età adulta. Che l’artista provenisse da una famiglia particolare si poteva intuire ma difficilmente potevamo immaginare una situazione così paradossale e complessa. Se il padre ci viene descritto come una persona totalmente inadatta a crescere figli, la madre, vittima di violenze sessuali già in tenera età, ha tutta l’aria di aver sviluppato seri problemi psichiatrici.

La coppia cresce due figlie in un regime totalmente anaffettivo, come se fossero privi di istinto paterno e materno. Arrivano a rinchiudere Barbara, la figlia maggiore, appena adolescente, prima in orfanatrofio, e, successivamente alla sua fuga dall’istituto, in una clinica psichiatrica senza alcuna evidenza di problemi mentali. Cresciuta senza amore e costretta all’isolamento, la ragazza sviluppa una depressione e si toglie la vita sdraiandosi sui binari della ferrovia.

Nan Goldin Memories Lost slide show at Fraenkel Gallery  through April 29, 2023

Nan Goldin “Memory Lost”, immagine presente nel film su Nan Goldin. 

 

 

I genitori, preoccupati del fatto che la loro inadeguatezza potesse portare anche la figlia minore Nan al suicidio, decidono di darla in adozione ad una famiglia affidataria. Nonostante abbia già 14 anni, i genitori si rifiutano di raccontarle cosa è successo realmente a Barbara, a cui lei era molto legata, negando l’evidenza. Nan afferma di essere cresciuta tra continue negazioni della realtà anche relativamente a ciò che lei stessa aveva vissuto in prima persona: è questo il motivo per cui così giovane si è messa a fotografare qualunque cosa le succedesse, proprio per avere una testimonianza che ciò che stava vivendo fosse reale.

 

Abbandonata dai genitori e traumatizzata dalla perdita della sorella, Nan a 14 anni smette di parlare e comunica solo attraverso le sue fotografie. Riesce a uscire dal suo isolamento estremo grazie ad un ragazzo omosessuale, il futuro fotografo David Armstrong, conosciuto alla Satya School. È il suo primo grande amico ed è insieme a lui che si inserisce nell’unico contesto in cui si sentirà a casa: tra gli emarginati. Nan e David iniziano a frequentare il mondo delle drag queen e la comunità omosessuale, che lei fotograferà con l’intento di rendere dignità e omaggio a tutti i suoi protagonisti, con l’obiettivo di farli sentire belli e orgogliosi di loro stessi, nonostante il resto della società li reputi dei mostruosi errori.

Si crea una comunità affiatata in cui la fotografa, per la prima volta nella sua vita, si sente accettata: i suoi amici saranno la sua vera famiglia, quella per cui sviluppa un sincero senso d’appartenenza. In questi anni Nan sperimenta una sessualità mista, innamorandosi sia di donne sia di uomini. Partecipa a feste di ogni genere (anche quelle ricordate come “i party estremi”) ed è proprio in queste occasioni che inizia a realizzare i suoi primi slide show fotografici, mostrando le sue foto al pubblico, in particolare agli amici stessi che sono stati fotografati.

Nan Goldin - Twisting at my birthday party, New York City 1980

Nan Goldin, “Twisting at my birthday party”, NYC, 1080.

Title: Jimmy Paulette & Misty in a Taxi, NYC; Image ID: ASFMOMAIG_10312704490

Nan Goldin, “Misty e Jimmy Paulette in taxi”, 1991.

Per sopravvivere Nan è costretta a svolgere ogni tipo di lavoro. Una delle rivelazioni più dolorose del film è quella in cui racconta di essere finita a lavorare come prostituta in una casa chiusa, in condizioni stremanti.  Viene nuovamente salvata da questa situazione da un gruppo di femministe e personaggi marginali che la assumono al Tin Pan Alley, un locale di stampo anarchico e pacifista, frequentato da punk e controculture libertarie.

Nan rende omaggio a tutti questi personaggi presentando le sue fotografie a gallerie e musei, che inizialmente rimangono interdetti. Non si era mai visto nessuno che pretendesse di esporre la propria vita intima e personale, invece che fotografare composizioni concettuali e ritratti in posa.

 

Il suo lavoro ha una forte componente politica: rivendica l’esistenza di un mondo sommerso e stigmatizzato, molto più umano di quanto il ben pensare comune volesse dipingerlo. Tutto ciò si evidenzia quando, tra gli amici di Nan, irrompe il problema dell’AIDS. La fotografa sottolinea come questo sia un problema di carattere politico e di come troppe persone siano tagliate fuori dal sistema sanitario nazionale, senza alcuna possibilità di curarsi. Le sue esposizioni trovano il dissenso di politici e degli esponenti della chiesa che cercano di relegare il problema della diffusione della malattia addossando la colpa alla comunità omosessuale. La fotografa non si preoccupa delle critiche ricevute, il suo intento non è mai stato quello di cercare il consenso popolare ma di rivendicare l’esistenza e i diritti dei suoi amici marginalizzati.

D BERLIN Akademie der Künste. FOTOS VON NAN GOLDIN

Nan Goldin all’interno del Tin Pan Alley, locale nel quale svolgeva l’attività di barista. NYC, 1983.

 

Il film su Nan Goldin è anche un’occasione per conoscere più da vicino i protagonisti delle sue foto più iconiche, come Brian, il fidanzato che la riempì di botte fino a sfondarle la parete oculare nel tentativo di accecarla. Inoltre ci da l’opportunità di entrare nella sua vita attuale, raccontandoci in particolar modo una sua battaglia che le sta davvero a cuore.

 

Scopriamo che oggi Nan porta avanti una lotta politica efferata contro la potente famiglia Sackler, fondatrice e proprietaria di una delle più importanti case farmaceutiche statunitensi, la Purdue Pharma. L’artista ha fondato l’associazione PAIN (acronimo di Prescription Addiction Intervention Now) per denunciare e fermare la diffusione di farmaci legati all’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti, che solo nell’anno 2022 ha sfiorato i 110 mila decessi per overdose. La casa farmaceutica è accusata di mettere in circolazione antianalgesici che causano una forte dipendenza e che, in particolar modo in America, vengono prescritti o reperiti illegalmente con eccessiva facilità. Nan Goldin stessa è rimasta vittima di questa dipendenza, iniziata nel 2014 poiché le è stato prescritto dell’ossicodone per curare la tendinite: nel film narra del processo di disintossicazione come a qualcosa di terrificante, che molte persone non riescono ad affrontare.

Church Avenue. Kensington.

Farmacia sulla Kensington Avenue di Philadelphia, una strada votata al degrado e all’assunzione di droga. 

 

L’associazione PAIN, che si raduna abitualmente proprio a casa di Nan Goldin, è riuscita a portare in tribunale la famiglia Sackler facendogli pagare diversi milioni di dollari come risarcimento alle famiglie colpite da lutti ma, soprattutto, è riuscita in parte ad allontanarla dal mondo dei musei. Infatti, la famiglia utilizza il museo come strumento per ripulirsi la faccia pubblicamente e, negli anni, ha fornito ingenti somme di denaro alle istituzioni culturali più prestigiose del mondo, come il MET, il Guggenheim, il Louvre e la Tate Gallery. Obiettivo del PAIN, oggigiorno parzialmente raggiunto, è far sì che tutti i musei del mondo rifiutino i finanziamenti e smettano di esporre il nome di questa potente famiglia milionaria che fattura sulla morte di troppe persone. Per questa causa sociale, Nan Goldin mette direttamente a rischio la sua carriera, lanciando continue provocazioni ai musei con i quali lavora.

 

Il film getta una luce macabra sulla crisi degli oppioidi e personalmente mi ha colpito scoprire che le nuove generazioni non ricerchino principalmente sostanze ricreative eccitanti o allucinogene, ma siano attratte da antidolorifici e anestetici. Questa eventualità sembra una metafora sociale di questo mondo patinato, caratterizzato dalla perdita di una coscienza collettiva, nell’urgenza è quella di placare il dolore psicologico che ci divora da dentro.

Purtroppo i fatti di cronaca recente lasciano emergere come l’epidemia degli oppiodi si stia lentamente avvicinando all’Europa, coinvolgendo anche l’Italia. Il film su Nan Goldin sembra quindi un pretesto, un urlo disperato, che tenta di avvisarci. Vista la capacità dell’artista di individuare precocemente i problemi sociali più allarmanti capaci di destabilizzare un’intera società, sarebbe decisamente il caso di iniziare a preoccuparcene.

Nan Goldin al MAST di Bologna

L’artista e Cecilia Cenciarelli presentano “All the beauty and the bloodshes”, il film su Nan Goldin, al MAST di Bologna, il 26/06/2023. 

 

 

 

 

 

Per approfondire le ricerche postume e il lavoro artistico attuale dell’artista, vai all’articolo “Che fine ha fatto Nan Goldin oggi”.

 

 

 

[1] Cit. Nan Goldin durante il dialogo con Cecilia Cenciarelli, presentazione del film al MAST di bologna, il 26/06/2023.


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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