DECODE 

DECODIFICATI

DECODIFICATI

CHE FINE HA FATTO NAN GOLDIN OGGI

Nuove ricerche artistiche

Chiara Righi30 Giugno 2023

Tutti sappiamo chi è stata negli anni ’70/’80, più difficile è sapere chi è Nan Goldin oggi. L’articolo che segue è tratto principalmente dalle descrizioni di Guido Costa, gallerista dell’artista, e dalle dichiarazioni di Nan Goldin in occasione di alcune conferenze. Delinea una storia delle sue ricerche passate e recenti, caratterizzate da una potenza politica ed emotiva degna di una delle principali protagoniste del contemporaneo.

Nan Goldin

Ritratto di Nan Goldin di .

 

Dorme di giorno e lavora di notte, ignora l’esistenza della fotografia digitale, annette chiunque nella sua famiglia allargata. Lavorare con Nan Goldin è come avere una sorella matta. Questo si evince dalle parole affettuose del gallerista Guido Costa[1], che da più di 30 anni collabora con l’artista.

Condividere un’attività laboratoriale con lei equivale a una partecipazione profonda di tutti gli aspetti della vita, spartendo i drammi e le gioie. La sua passione viscerale è un’onda anomala che sommerge tutto. Infatti, la sua poesia passa proprio attraverso l’esperienza emotiva, unico filtro con cui affronta il mondo e incontra l’immagine.

 

Tutti si ricordano della Nan Goldin ragazzina, che a vent’anni girava sempre con la macchina fotografica in mano, come se fosse una protesi del suo corpo. Ci ricordiamo della sua convivenza con gli amici drag queen, dei party estremi, gli amici omosessuali e le vittime dell’aids. Ricordiamo il suo modo di sommergerci con fiumi di scatti, spianando una logica fotografica nuova, cinematografica, un diario quotidiano destinato a procedere di giorno in giorno. Ma che fine ha fatto Nan Goldin oggi? Guido Costa, durante una conferenza a Modena, ha provato a spiegarcelo.

D BERLIN Akademie der Künste. FOTOS VON NAN GOLDIN

Nan Goldin, Trixie on the cot, New York City, 1979

 

La trasgressione per lei è solo un residuo, è come una rock star che non è morta 27 anni [2], racconta il gallerista.

Nel 2002 se né andata da New York perché ormai l’aria laggiù era cambiata, si era tranquillizzata troppo. Nan Goldin quindi è partita e ha iniziato una migrazione per l’Europa, fermandosi prima a Parigi, poi spostandosi in diverse altre capitali. Da quel momento la sua poetica ha subito una rottura: inizia ad avvicinarsi a simboli religiosi cattolici, reinventandosi una forma di spiritualità kitch, vagamente inquietante.

 

Questo deciso cambio di rotta, che nessuno si aspettava da lei, ha un effetto negativo sul riscontro economico del suo lavoro. Tutt’ora, chi cerca immagini di Nan Goldin oggi pretende un uomo travestito o un martire degli anni ’80, mentre lei ha smesso da tanto tempo di rispondere a queste esigenze di mercato. Il basso riscontro d’interesse per la sua nuova ricerca le ha causato una crisi creativa, da cui però non si è lasciata abbattere continuando a ricercare una fotografia sempre più introspettiva.

Sirens- Nan Goldin 2019/2021

Nan Goldin, video “Sirens“, 2019-2021. Foto scattata alla Biennale di Venezia 2022.

 

Nan Goldin oggi continua imperterrita per la sua strada, con la stessa testardaggine con cui non si converte mai alla fotografia digitale. Guido Costa la ricorda mentre fa stampare tutte le foto in piccolo formato, lascia che le sommergano la stanza, le divide in mucchietti, le seleziona e poco alla volta arriva a scegliere quali siano quelle adatte per diventare opera, oppure una sequenza narrativa per uno slide show o un libro.

Questo meccanismo è terapeutico per l’artista: le serve per capire quello che ha vissuto, decodificarlo e arrivare all’opera finale, quella esplicativa. Spesso, quasi in un tentativo didascalico, costruisce delle griglie di fotografie miste a fogli di diario, che raccontano una situazione, un problema, un’atmosfera. Il suo approccio è rimasto profondamente narrativo, ma oggi, oltre al flusso della quotidianità, sembra ricercare la matematica di una situazione, di comprenderla nel profondo, di carpirne il senso.

 

Negli ultimi anni Nan si è dimostrata sempre più attratta e interessata all’arte classica e cerca spesso un dialogo con la storia dell’arte. Questo processo è iniziato intorno al 2010, quando l’artista ha passato mesi al Louvre a fotografare, per poi iniziare ad accostare le immagini di pittura classica alle sue fotografie riguardanti la vita quotidiana. Tenta quindi una connessione dal basso verso l’alto, di capire l’alchimia che unisce arte e vita anche nei bassi fondi di una sporca stanza d’albergo. Ciò che stupisce è come la sua selezione d’immagini classiche non avvenga sulla base di affinità concettuale o importanza storica dell’artista, ma sempre e solo per affinità formale ed emotiva.

Nan Goldin - The nap - 2010

Nan Goldin, “The nap”, Parigi 2010 (con dettaglio di Le Sommeil, Gustave Courbet, 1866 ©Musée du Louvre)

 

 

Un’altra novità riguardante il suo lavoro, è la riscoperta del disegno. Più che altro la scoperta del suo disegno da parte del pubblico, perché lei, nella sua intimità, ha sempre schizzato, collezionando centinaia di note. I suoi disegni seguono lo stesso procedimento delle sue foto: appunta i momenti di una giornata, anche se in chiave meno oggettiva e più introspettiva.

 

Ciò che continua a caratterizzare il lavoro di Nan Goldin, dalla fine degli anni ’70 ad oggi, è sempre la sua emotività conturbante, capace di rubare attimi di privacy, solitudine e turbamento. La sua capacità di raccontare la devianza, l’anormalità e la miseria, che infondo appartengono alla quotidianità di tutti, con un umanità travolgente, accogliendo i soggetti come membri della sua famiglia. Sono cambiati i temi e le domande che si pone nel corso della sua ricerca, è rimasto lo sguardo inquieto che tutti abbiamo ormai raccolto come punto di riferimento emotivo, capace di raccontare il disagio più profondo con la solidarietà più partecipata.

Blood-on-my-hands_5

Nan Goldin, “Friday night alone, no one on the phone”, Berlino, 2015

 

 

 

Il suo lavoro mantiene una forte componente politica, in particolare contro la stigmatizzazione e a favore delle minoranze culturali. D’altronde, anche nel privato l’artista è una fervente attivista su vari fronti, come dimostrato anche dal film “Tutta la bellezza e il dolore” di Laura Poitras che narra la sua storia, in cui Nan racconta la sua fervente battaglia, insieme all’associazione PAIN da lei fondata, contro la potente famiglia Sackler.

 

Alla domanda di Cecilia Cenciarelli su quali siano i suoi progetti futuri, Nan Goldin ha risposto che ormai il futuro è il suo presente[3]. Ha affermato di aver intenzione di iniziare a lavorare sul concetto di mortalità, poiché dopo i sessant’anni si fa più concreta l’idea che la tua vita non sarà infinita e il pensiero di come sarà il giorno della tua morte soggiunge sempre più spesso. Si è anche aperta all’idea di leggere pubblicamente le sue memorie. Considerando la vita estrema dell’artista, sarebbe l’occasione di poter rivivere, attraverso un altro medium poetico, la storia della controcultura americana.

Rimaniamo quindi in ascolto, cara Nan, del tuo prossimo racconto, che sia questo scritto, disegnato o fotografato.

Nan Goldin_Protesta-al-Louvre

Nan Goldin oggi protesta regolarmente con l’associazione PAIN. Nella foto l’artista è davati al Louvre di Parigi, nel 2019. 

 

 

Per conoscere meglio le vicende personali e l’attività politica di Nan Goldin vai all’articolo “Tutta la bellezza e il dolore – il film su Nan Goldin”.

 

 

 

 

 

[1] Conferenza di Guido Costa “Nell’atelier di Nan Goldin”, 29 Gennaio 2016, Auditorium Marco Biagi.

[2] Conferenza di Guido Costa “Nell’atelier di Nan Goldin”, 29 Gennaio 2016, Auditorium Marco Biagi.

[3] Nan Goldin, conferenza “Welcome Nan Goldin”, Lunedì 26 Giugno 2023, MAST di Bologna.

 


due note sull'autore di questo articolo / intanto commenta e seguici sui social ...

Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
  • OSSERVATORIO DECODE

    Recenti

    Carlo Carrà

    Collettivo Wu Ming

    Anno di pubblicazione / 1919

    Autore /

    Archiviato in (subcat)