Mary Cassatt è stata un’artista impressionista che si è rifiutata di rinunciare al proprio il sogno. Non ha voluto accettare un destino di emarginazione tra le mura domestiche determinato dal solo fatto che fosse una donna, rivendicando il proprio diritto di potersi esprimere e di esercitare il mestiere che preferiva.
Caratterizzata da una determinazione unica, Mary Cassatt è stata una delle figure più combattive della storia dell’arte. Quando il posto delle donne in società era ancora relegato alla sfera domestica, si è battuta per i diritti femminili riuscendo a conquistarsi una posizione nel mondo della cultura e a raccontare la vita delle donne che l’hanno circondata.
Per seguire il sogno di diventare pittrice, si è dovuta scontrare prima con suo padre, poi con un mondo artistico europeo fortemente maschilista e, infine, con il mancato riconoscimento del suo lavoro.
Nonostante abbia passato la maggior parte della sua vita in Francia, Mary Stevenson Cassatt è originaria degli Stati Uniti. Nacque a Pittsburg nel 1844 in una ricca famiglia cosmopolita che le permise di viaggiare, studiare francese, tedesco, musica, pittura e tante altre discipline. Per rendere l’idea dell’ambiente famigliare, si pensi che il padre Robert Simpson Cassatt era un banchiere ma anche un uomo d’affari e di politica, sua madre Katherine Kelso Johnston proveniva da una famiglia di banchieri molto ricchi e suo fratello maggiore, Alexander Cassatt, divenne il settimo presidente della Pennsylvania Railroad.
Anche se in questa famiglia non mancarono i drammi, si pensi che due su sei fratelli dell’artista morirono ancora bambini, Mary ebbe comunque l’opportunità di trascorrere un’infanzia privilegiata, viaggiando tra il vecchio e il nuovo continente e avendo accesso a un’istruzione di alto livello.
Pastello di Mary Cassatt del 1899, oggi conservato al Metropolitan Museum, New-York. Foto di photopoésie.
La cultura rende liberi e, su Mary, ebbe un effetto non desiderato dai genitori. Lo studio delle arti l’appassionò ben oltre l’idea del passatempo e dell’arricchimento culturale, cioè le uniche ipotesi considerate adatte per le donne dell’epoca. A 15 anni s’iscrisse, contro il volere della famiglia, all’Academy of the Fine Arts di Philadelphia, scuola a prevalenza maschile in cui vigeva uno stile di vita bohémien e circolavano idee progressiste. È lì che entrò in contatto con il femminismo ed ebbe la possibilità di conoscere altre ragazze determinate a procedere sulla via delle arti, tra cui le sorelle Alcott[1] (Louisa May Alcott è l’autrice di “Piccole donne”).
Nell’ambiente accademico americano riscontra però diverse discriminazioni di genere, come il fatto che, in quanto ragazza, le fosse precluso lo studio del nudo[2] ed era costretta a subire l’atteggiamento di superiorità dei compagni maschi, nonché di snobismo da parte dei professori.
Speranzosa in un contesto più egualitario, nel 1866 si trasferisce a Parigi, contro la volontà del padre. La madre, la sorella e alcune amiche di famiglia l’accompagnano, aiutandola a vincere la resistenza paterna. In Francia scopre però un’amara verità: le discriminazioni di genere sono ancora più acuite rispetto all’America e le donne non possono nemmeno effettuare l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti. Alle persone di genere femminile non è nemmeno concesso esporre le loro opere alle mostre ufficiali, a meno che non abbiano dei protettori nella commissione e nelle giurie organizzatrici.
Queste ingiustizie sociali fanno infervorare Mary che prosegue con ancora più determinazione nel voler rivendicare i propri diritti ed esercitare il mestiere di artista.
Non potendo frequentare l’Accademia, segue i corsi privati di diversi pittori come Jean-Léon Gérôme, Charles Chaplin, Thomas Couture; autori che accompagnano spesso i loro studenti in gite fuori porta a dipingere dal vero. Inoltre, Mary frequenta assiduamente il Louvre, luogo in cui si reca insieme a tanti altri ragazzi e ragazze per eseguire le copie delle opere dei grandi maestri. Mentre si perde nello studio di Correggio, Rubens, Velázquez e altri autori, incontra e stringe amicizia con altre giovani pittrici, condividendo con loro intenti e ambizioni.
Nel 1870 si trova a dover rientrare negli Stati Uniti poiché in Europa scoppia la guerra franco-prussiana (combattuta dal 19 luglio 1870 al 10 maggio 1871). A casa trova un padre che non si è ancora mosso dalle sue posizioni e si rifiuta di finanziarle il materiale per dipingere. Mary si trova nella situazione in cui non riesce a vendere le sue opere e non è supportata da nessuno nelle sue scelte. In questo periodo cade in crisi e pensa davvero di rinunciare al sogno di diventare un’artista.
Il rifiuto del padre di fornirle il materiale necessario per dipingere le rende chiaro quanto sia importante essere economicamente indipendente, nonostante le donne altolocate dell’epoca vivessero prevalentemente come mantenute. Pensa quindi che valga la pena di trovarsi un lavoro e smettere di dipendere dalle decisioni di un uomo, sia esso un padre o un marito. Non a caso, Mary decise di non sposarsi mai. Infatti, notò che molte delle amiche che ambivano a diventare pittrici erano costrette ad accantonare i pennelli non appena trovavano marito, riducendo i loro interessi all’area domestica e familiare. Le fu chiaro quindi che la sua ambizione lavorativa fosse inconciliabile con il matrimonio.
Mary Cassatt, ritratto di suo fratello Alexander J. Cassatt, del 1880. In famiglia l’artista verrà sempre messa in ombra rispetto al fratello. Foto di Peter.
In questo periodo Mary abbandona con sofferenza la pittura per mettersi in cerca di un’occupazione che le garantisse uno stipendio. Ha la buona idea di recarsi a Chicago e lì la buona sorte le viene in aiuto. Incontra l’arcivescovo di Pittsburgh che le commissiona due copie di dipinti del Correggio, situate a Parma, in Italia. Le anticipa una somma di denaro per coprire le spese di viaggio e parte delle spese di soggiorno, permettendole di partire.
Con molto entusiasmo, la giovane artista riparte per l’Europa insieme all’amica pittrice Emily Sartain. A Parma trova un’accoglienza calorosa e vive un periodo piacevole. Ricomincia poi a viaggiare per l’Europa andando Parigi, Madrid e Siviglia, esponendo e riuscendo a vendere alcuni quadri.
Si torna a stabilire a Parigi e lì rimane affascinata dalle opere di Edgar Degas, artista con cui riesce a consolidare una profonda amicizia. È proprio lui che nel 1877 la invita a mostrare i suoi quadri al gruppo degli Impressionisti, con i quali Mary Cassatt condivide l’avversione verso il mondo dell’arte ufficiale. Inizia a frequentare assiduamente il gruppo anche se solo in contesti privati e alle mostre poiché le donne non potevano frequentare i café (ritrovo principale degli Impressionisti). Infatti, le persone di genere femminile non erano ben viste in café e ristoranti, che erano infatti considerati luoghi per una sola clientela maschile.
Abbracciando gli ideali degli Impressionisti, Mary inizia a dipingere in modo più spontaneo e a lavorare all’aria aperta, spesso in compagnia di Berthe Morisot, artista impressionista che diventa una sua grande amica.
Mary Cassatt, “Un angolo nella loggia”, 1879. Foto di Peter.
In questo periodo lavora tanto e realizza molte opere, tra cui Leggendo le Figaro (ritratto di sua madre). La pittrice ritrae spesso donne impegnate nella lettura di libri e giornali, nella pittura oppure a teatro e al museo. Questa scelta di soggetti non è causale: sono tutte attività di stampo culturale, cioè ambiti da cui le donne tendevano ad essere escluse. Mostrare una persona di genere femminile che legge il giornale di attualità al posto di una rivista di moda, serve a ribadire che anche lei s’interessa e ha un pensiero su ciò che le accade intorno. Ne consegue che anche le donne dovrebbero avere il diritto di poter esprimere il loro punto di vista e prendere parte alla vita sociale.
Non a caso, sul finire della sua vita, Mary Cassatt supporterà i movimenti delle suffragette a proposito del diritto di voto e, nel 1893, al padiglione Woman’s Building dell’Esposizione universale di Chicago, presentò l’opera Modern Woman: una grande pittura murale che raffigurava alcune donne mentre raccoglievano i frutti dell’albero della conoscenza[3].
Dal 1877 Mary inizia ad esporre alle mostre indipendenti degli Impressionisti, generalmente mal viste dalla critica e dai giornali del tempo. Raccolse comunque alcuni apprezzamenti per i suoi lavori, forse perché più precisi rispetto a quelli di Monet, ad esempio, che fu l’autore più preso di mira dalle polemiche.
Resta il fatto che, nonostante la sua presenza assidua alle esposizioni Impressioniste e alcuni successi dovuti a singole opere, Mary Cassatt, così come Berthe Morisot e le altre ragazze che parteciparono al movimento, non passarono propriamente alla storia. Solo negli ultimi anni si è iniziato a valutare seriamente la portata del loro lavoro artistico.
Mary Cassatt, “Lydia legge il giornale del mattino”, 1878. L’artista era molto legata alla sorella Lydia e la ritrae spesso. Foto di Peter.
Nel 1882 morì sua sorella Lydia, a cui era molto legata e che spesso le faceva da modella. Questa perdita le causò un dolore profondo che le impedì di dipingere per un certo periodo di tempo.
Nonostante Mary Cassatt continui a esporre fino al 1886 insieme agli impressionisti (data della loro ultima esposizione), il suo stile inizia gradualmente a cambiare. È molto influenza dalle stampe giapponesi, passione che la spinse verso il mondo delle incisioni a puntasecca e ad acquatinta. Lo stile pittorico dei suoi quadri si fa mano a mano più fotorealistico, dimostrando come la fotografia stesse prendendo piede influenzando anche l’immaginario degli artisti.
I suoi soggetti sono quasi esclusivamente donne e bambine, cioè coloro che erano emarginate dal settore culturale dell’epoca. Alcuni ritratti di bambine scandalizzano perché i soggetti sono colti in pose estremamente naturali, ad esempio buttate su una poltrona in modo poco composto: queste pose erano considerate un po’ troppo da “maschiaccio”, non adatte a delle signorine.
Oggi giorno questi quadri non ci scuotono più e sembrano solamente dei sereni frammenti di vita quotidiana. Tra i suoi soggetti ricorrenti troviamo l’amica Berthe Morisot insieme alla figlia Julie.
Gli anni ’90 dell’ottocento sono gli anni più creativi, in cui Mary diventa un’autrice conosciuta, ammirata anche dai più giovani. Diventa un punto di riferimento per i collezionisti d’arte statunitensi che le chiedono consigli, opinioni che lei dispensa a patto che alla fine questi donassero le loro acquisizioni ai musei statunitensi, rendendo quindi le opere pubbliche e accessibili a tutti.
Nel 1891 organizza una sua prima mostra personale: si tratta di un evento eccezionale poiché questa è la prima mostra personale di una donna che la storia ricordi!
In segno di riconoscimento per il suo contributo alle arti, la Francia, nel 1904, la premia con la Legion d’onore (la più alta onorificenza conferita dallo stato francese).
Continua a dipingere con passione fino al 1914, quando, ormai quasi cieca, è costretta a fermarsi. Non smetterà invece di sostenere la causa femminista né di consigliare la via dell’arte a tutte le ragazze che intendono intraprenderla, dispensando molti consigli.
Non a caso, nel 1915 presenta 18 opere ad un’esposizione organizzata per supportare il movimento delle suffragette, sostenendo il diritto di voto delle donne.
Oggi è importantissimo conservare la memoria di Mary e delle altre artiste che lottarono per creare un mondo più inclusivo, in cui tutti avessero il diritto di esprimersi, senza discriminazioni di genere. Infatti, nonostante i riconoscimenti momentanei che hanno ricevuto in vita, la portata del loro lavoro è stata trascurata dalla critica dell’epoca, finendo per essere dimenticata.
Chiunque abbia frequentato le scuole prima del 2015, non ha mai visto le donne impressioniste citate sui libri di testo e probabilmente non le ha neanche mai sentite nominare dai propri docenti. I loro nomi hanno iniziato ad apparire sui testi scolastici solo negli ultimissimi anni grazie a una crescente sensibilità verso le discriminazioni di genere. Stiamo parlando di secoli d’ingiustizie a cui stiamo cercando di mettere una pezza, che in arte hanno portato alla totale censura della libertà espressiva di migliaia di donne.
In questo contesto, è particolarmente importante ricordarsi di Mary Cassatt. In primo luogo perché è stata un’eccezionale artista e in secondo per la consapevolezza con cui ha affrontato la sua situazione di svantaggio, cercando di rivendicare i risultati ottenuti e condividerli con tutti. Una persona profondamente coraggiosa e resiliente che ha combattuto una battaglia fondamentale, al fine di lasciarci un mondo più giusto.
Mary Cassatt, “Ragazzina su poltrona blu”, 1878. Immagine che suscita scandalo a causa della posizione naturale della bambina, considerata poco posata e “femminile”.
Mary Cassatt, “Leggendo Le Figarò”, ritratto della madre dell’artista, 1878.
Se vuoi conoscere un’artista contemporanea che riflette in modo ironico sulla figura femminile al giorno d’oggi, vai a “Pipilotti Rist tra paradiso e inferno”.
Se invece vuoi vedere un’artista che ha affrontato in modo drammatico i traumi inflitti da una società maschilista, vai a “Louise Bourgeois tra nevrosi e patriarcato“.
[1]Cfr. Lidia Piras, articolo intitolato “Mary Cassatt Pennylvania 844-1926”, https://www.enciclopediadelledonne.it/edd.nsf/biografie/mary-cassatt
[2] Cfr. Valentina Casarotto, articolo “Le donne artiste nella Parigi degli Impressionisti: gli ambienti, gli incontri e i temi”, pubblicato sul sito della Zanichelli, sezione “Aula di lettere”, https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/materie-lettere/storia-dell-arte-25/donne-artiste-nella-parigi-degli-impressionisti-gli-ambienti-gli-incontri-e-i-temi
[3] Cfr. Clara Zennaro, articolo “Il ritratto della vita femminile dell’epoca nelle opere Mary Cassatt”, 16 marzo 2022.
due note sull'autore di questo articolo / intanto commenta e seguici sui social ...
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.