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LEONARDO: L’EDUCAZIONE DI UN GENIO

La strana istruzione di Leonardo da Vinci

Chiara Righi4 Agosto 2019

Se per diventare Michelangelo era necessario nascere in una famiglia colta e benestante, per diventare Leonardo da Vinci bisognava nascere figlio illegittimo.

Schivato dai genitori, l’educazione di Leonardo è stata curata come qualcosa di raffazzonato, rattoppato dai nonni, dallo zio e dal prete di paese.

Forse, per diventare un genio è meglio non ricevere un’istruzione classica e completa.

Leonardo da Vinci

Progetti di Leonardo in esposizione al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci, Milano, 2019.

Se Leonardo non è considerato un genio qualsiasi ma Il Genio  un motivo c’è.

Fu l’uomo rinascimentale che rivoluzionò la storia dell’arte e, contemporaneamente, studiò le leggi gravitazionali che guidano i pianeti, progettò opere idrauliche, inventò macchine marittime, aeronautiche e da guerra, studiò botanica, anatomia, ottica, il mondo animale, dei fossili e chissà cos’altro ancora. Il suo lavoro ha apportato innovazioni in campo medico, ingegneristico, scientifico e artistico.

Neanche a dirlo, era pure un bravo musicista. Insomma, pare che non ci fosse cosa che non sapesse fare.

 

Com’è possibile che un solo uomo abbia custodito tutta questa conoscenza? Uno dei suoi segreti sta nella sua istruzione, davvero poco canonica.

 

Un uomo senza lettere

Figlio di una fuga d’amore, una scappatella. Suo padre era un notaio mentre la mamma una semplice contadina: una differenza di stato sociale che impediva ai due di avere un’effettiva relazione.

Leonardo venne accolto nella famiglia del padre, Piero Da Vinci, che fu però impegnato in numerosi altri matrimoni da cui ebbe altri 12 figli.

 

La sua condizione di “figlio illegittimo” lo condannava a non essere alla pari degli altri fratelli. Infatti, la società del tempo gli impediva sia di ereditare i beni di famiglia, sia di svolgere i mestieri più autorevoli. In oltre, i figli illegittimi erano mal visti dalla gente comune, diventavano facili prede di calunnie ed erano considerati di una classe sociale inferiore rispetto a quella dei genitori.

Leonardo da Vinci, model of ship

Modelli di barche progettate da Leonardo da Vinci, realizzate ed esposte dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Leonardo da Vinci, Milano, 2019. 

Dalle fonti storiche risulta che il piccolo Leonardo abbia di fatto vissuto a casa dei nonni paterni che si sono curati della sua educazione in modo disordinato e discontinuo. Il nonno Antonio, lo zio Francesco e il prete di paese si giostravano per istruirlo nelle varie discipline senza seguire una reale programmazione. Tutto doveva avvenire in modo molto libero, pare, infatti, che questo sia il periodo in cui Leonardo abbia iniziato a scrivere da destra verso sinistra, in modo perfettamente speculare.

Leonardo iniziò ad osservare la natura guidato dallo zio Francesco: un giovane amante dell’ozio e del bighellonaggio, che spingeva il piccolo artista alla riflessione durante i momenti di svago.

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Secondo Vasari, il piccolo Leonardo mostrava scarse propensioni verso la matematica ed era molto bravo a disegnare. Per questo, il padre si convinse che il figlio non fosse in grado di perseguire una carriera giuridica e, all’età di 17/18 anni, lo iscrisse alla bottega del Verrocchio.

È lì che Leonardo ricevette la sua reale educazione di stampo pratico, basata sulle nozioni di pittura, scultura, architettura, scenografia e carpenteria.

 

In questa educazione di stampo pratico c’è un grande difetto didattico per un uomo destinato a rivoluzionare numerosi campi teorici. Leonardo non ha mai studiato né latino né greco, ovvero le lingue ufficiali in cui erano scritti tutti i trattati scientifici e tecnici dell’epoca, cui lui non ha quindi avuto accesso. Si trovò così a portare avanti i suoi studi in maniera indipendente, tagliato fuori dalla comunità scientifica. Ma questa forse è stata la sua fortuna.

 

Il pensiero divergente

Sorge spontanea una domanda. Sappiamo che l’istruzione è il processo che permette all’individuo di giungere a contatto con le risorse intellettuali e morali che l’umanità ha conquistato nei secoli. Com’è possibile che sia stato proprio Leonardo, colui che non poteva attingere agli studi dei suoi predecessori, a rivoluzionare innumerevoli campi scientifici e culturali?

Tuta da sub

Tuta subacqua progettata da Leonardo ed esposta al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Leonardo da Vinci, Milano, 2019.

La risposta potrebbe essere nascosta tra le analisi dello scienziato, fisico e filosofo Von Foerster. Sostiene che spesso il sistema d’istruzione inibisce le potenzialità intuitive, comunicative e creative degli studenti[1]. Se è vero che l’istruzione ci permette di entrare in contatto con un’ampia serie di nozioni che ci permettono di sviluppare il ragionamento logico e la riflessione, ci sottopone anche a un processo di banalizzazione. Ci porta tutti a fornire la stessa risposta a una domanda: la risposta che ci hanno insegnato essere giusta.

 

Von Foerster paragona un bambino non ancora scolarizzato a una “macchina non banale”, cioè imprevedibile, che non fornisce sempre la stessa risposta a un imput. Il sistema d’istruzione andrà a trasformare questo bambino in una “macchina banale”, un sistema prevedibile, che a un imput fornirà sempre la stessa risposta. Questo processo istruttivo non favorisce l’arrivo di un’intuizione nuova, né di diverse visioni di un problema, favorisce invece il “pensiero riproduttivo[2]”, cioè la riproduzione meccanica di processi acquisiti.

 

Leonardo, essendo dotato di un’enorme curiosità ma lontano dalle regole individuate dalla comunità scientifica, ha individuato un metodo personale e innovativo per rispondere alle sue domande legittime. La sua abitudine allo studio autodidatta l’ha portato a sviluppare un tipo di pensiero divergente[3].

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Il pensiero divergente è un tipo di processo mentale connesso all’atto creativo che ci permette di trovare più soluzioni per risolvere un unico problema. È da sempre penalizzato dal sistema d’istruzione che tende invece a promuovere il pensiero logico-razionale, adatto a risolvere problemi chiusi che prevedono una sola soluzione attraverso l’applicazione meccanica di regole.

 

Il metodo di Leonardo

Eccoci allora giunti a capire come Leonardo ha messo a punto il suo metodo, del tutto personale, per conoscere e imparare dalla natura. Non ha guardato il mondo circostante attraverso gli studi matematici conosciuti ma su ciò che lui individualmente sapeva fare: disegnare.

Leonardo da Vinci. Detail of animal studies

Leonardo da Vinci, studio di animali. 

Il disegno dal vero è diventato il suo modo per scoprire la realtà, per studiare il mondo e comprenderlo. Tutto ciò ha un senso perché noi possiamo disegnare qualcosa solo se capiamo com’è fatta. Siamo in grado di raffigurare realisticamente un soggetto solo se mentalmente riusciamo a decodificarlo nelle sue forme, nei materiali, nel movimenti e nelle linee strutturali. Il disegno è quindi un metodo d’indagine: per riuscire a realizzarlo siamo obbligati ad analizzare e comprendere ciò che abbiamo davanti.

 

Leonardo aveva capito che quando copiamo dal vero un oggetto, il nostro livello di attenzione si alza: dovendolo contemplare a lungo notiamo tutti i più piccoli dettagli, scopriamo tutti gli elementi che ci sfuggono durante una normale osservazione.

La sua intuizione è stata quindi quella di trovare un’attività che lo obbligasse a prestare più attenzione alla natura circostante in modo da carpirne i segreti. Così, molto spesso, il suo modo di osservare è stato così minuzioso e profondo da riuscire a comprendere da quale ordine e legge è governato un singolo elemento naturale.

 

 

 

[1] Von Foerster, “Perception of the future and the future of perception”,  Instructional Science, 1972

[2] Max Wertheimer, “Productive Thinking”, ed. NY: Harper, New York, 1945

[3] Nel 1950 Joy Paul Guilford parla per la prima volta di “pensiero divergente”. Si tratta di un tipo di pensiero connesso all’atto creativo che ci permette di trovare più soluzioni per risolvere un unico problema. Questo tipo di pensiero è da sempre penalizzato dal sistema d’istruzione, che tende invece a promuovere il pensiero “convergente” (logico-razionale), adatto a risolvere problemi chiusi che prevedono una sola soluzione attraverso l’applicazione meccanica di regole.


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.
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