A Venezia è in corso la Biennale 2024, curata da Adriano Pedrosa e intitolata “Stranieri Ovunque”. La manifestazione è stata caratterizzata da un forte impegno politico da parte degli artisti e dalla partecipazione di molti autori considerati outsider, come quelli provenienti da tribù indigene.
Come al solito però, la Biennale riserva sorprese di tutti i tipi, dal trash al sublime: ecco qui una selezione delle opere che nel bene o nel male rimarranno nella memoria!
L’astronave della salvezza
Le preoccupazioni riguardanti i cambiamenti climatici sono stati un tema centrale. Nel padiglione Germania troviamo addirittura un paio di astronavi elaborate da Yael Bartana al fine di portarci lontano in caso di catastrofe climatica.
Artisti indigeni
La Biennale 2024 verrà ricordata per la ampia partecipazione di artisti e gruppi indigeni. Il Leone d’oro per il miglior partecipante è andato al Collettivo delle donne Maori Mataaho, formato da Bridget Reweti, Erena Baker, Sarah Hudson e Terri Te Tau, con la loro opera ‘Takapau’. È realizzata da una stuoia tradizionalmente usata nelle cerimonie maori, in particolare durante il parto: racchiude un significato sacro che collega il mondo terreno a quello degli dei.
Il karaoke in tempi di guerra
Il Padiglione Polonia espone l’installazione del collettivo Open Group (Yuriy Biley, Pavlo Kovach, Anton Varga) con la toccante opera Ripetete dopo di me II . Lo spazio è stato allestito come una sala karaoke ma invece di canzoni famose ci sono dei rifugiati di guerra ucraini che invitano il pubblico a ripetere insieme a loro il suono delle armi utilizzate contro la loro popolazione. Ci spiegano che riconoscere questi suoni può salvarci la vita in tempo di guerra, è bene saperlo in previsione di un mondo sempre più militarizzato.
Costellazioni migranti
L’artista Bouchra Khalili ha creato 8 videoinstallazioni in cui mostra le rotte migratorie mediterranee. Ha poi tradotto i viaggi dei migranti sotto forma di costellazioni, facendo riferimento all’astronomia antica radicata nella mitologia.
Foto di Tony Kirman.
La piroga senegalese
La piroga è una tipica imbarcazione senegalese pensata per la pesca che però, negli ultimi anni, viene utilizzata spesso per le traversate in mare dei migranti. Le sue piccole dimensioni e i materiali semplici di costruzione fanno intuire la sua precarietà. L’artista Alioune Diagne ha deciso di mostrarne una da lui decorata nel Padiglione Senegal, spezzata per evocare le vite e i rapporti recisi a causa del razzismo e dell’avidità.
Perdite d’acqua
Girando per la Biennale 2024 si sentono spesso delle installazioni audio che ricordano le fastidiosissime perdite d’acqua delle tubature di casa. Su questo tema si è sviluppato anche tutto il Padiglione giapponese (che trasforma le perdite delle tubature in sinfonia musicale), e anche questa enorme installazione di Daniel Otero Torres, intitolata Aguacero, che perde acqua da tutte le parti. L’opera vuole infatti portare alla luce l’impatto della crisi ecologica sulla vita degli emarginati colombiani.
Il super scheletro
Il Padiglione Mongolia è occupato per buona parte da un gigantesco scheletro che aleggia sulle nostre teste con una moltitudine di ossa e arti, costruito da Ochirbold Ayurzana. Nonostante l’artista ci inviti a meditare davanti a quest’opera sulla bellezza delle idee critiche, a me viene in mente solo il film Crime to the future!
Il negozio d’animali
Nel Padiglione Hong Kong, l’artista Trevor Yeung mostra la brama di potere dell’uomo sulla natura attraverso la sua collezione di acquari, in cui possiamo specchiarci ritrovandoci nel mondo artificiale degli animali acquatici.
Tutti pazzi per le perline!
Quest’anno diversi artisti hanno dimostrato una passione per le perline e gli oggetti di bigiotteria, primo tra tutti Kapwani Kiwanga che ha letteralmente ricoperto dentro e fuori le pareti del Padiglione Canada di perline colorate.
I Simpson
Anche i Simpson si sono prestati all’arte contemporanea quest’anno, in particolare Marge che ha assunto le sembianze di Frida Khalo, per mano dell’artista Juan Pablo Chipe.
Pelle di serpente
Oltre ad alcuni disegni di serpenti, l’artista Wang Shui ha creato una specie di pelle iridescente con led, che illumina, lampeggia e cambia colore nel buio dell’arsenale.
Se vuoi saperne di più riguardo alla Biennale 2024, vai “Biennale di Venezia 2024: abbiamo bisogno di essere umani “.
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Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.