Rovatinsky è l’Invader italiano: porta il linguaggio della pixel art nelle nostre strade. Ma, a differenza dell’artista francese, le sue opere non invadono: dialogano. Con piccole piastrelle di ceramica, Rovatinsky costruisce mosaici pop che strappano sorrisi, raccontano i luoghi e trasformano spazi dimenticati in angoli di immaginazione.
Le opere di street art stanno invadendo sempre più le nostre città. Stencil, poster, disegni realizzati con vernici o spray sono tra le forme più comuni. Negli ultimi anni però, è sempre più presente nelle strade un autore che si distingue per una tecnica originale: utilizza piastrelle di ceramica per comporre immagini seguendo le regole della pixel art.
Si tratta di Rovatinsky, pseudonimo di Alberto Rovati, artista partito dalla provincia di Brescia per arrivare in tantissime città italiane (e non solo!).
«Il mio obiettivo è quello di portare un sorriso lungo la strada», ci rivela.
Le sue opere sono infatti sempre pop e divertenti, pensate per piacere anche ai bambini.
Rovatinsky è sempre stato appassionato di puzzle e, quando è venuto a contatto con la tecnica del mosaico, qualcosa si è acceso nella sua mente. Ha iniziato a procurarsi piccole mattonelle di vari materiali, testando colle e siliconi in grado di sostenerle.
La sua idea è quella di svecchiare il mosaico e riportarlo nelle strade. Per rendere questo linguaggio antico più attuale, si è ispirato al mondo dei videogiochi in pixel art, dove le figure sono composte da piccoli quadrati, replicabili con le mattonelle. Dopo diverse sperimentazioni, oggi utilizza prevalentemente grès porcellanato e vetro, materiali resistenti alle condizioni climatiche. Grazie a questa scelta, le sue opere possono durare a lungo nel tempo.
Rovatinsky in piazza XX Settembre a Modena, Gennaio 2025. Cosciente delle tradizioni culinarie della città, decide di affiggere un maialino. Nel fumetto, i passanti possono scrivere ciò che dice.
Conoscendo Rovatinsky, si percepisce una persona serena e positiva, che cerca di trasmettere il suo ottimismo attraverso le sue creazioni. Non sono mai provocatorie, ma omaggiano i luoghi in cui vengono installate.
Ad esempio, davanti a Casa Museo Enzo Ferrari ha posizionato lo stemma del celebre cavallino rampante; nei pressi di scuole o parchi, invece, installa soggetti tratti dai cartoni animati, facilmente riconoscibili e apprezzabili dai più piccoli.
Rovatinsky non attacca opere a caso, ma riflette sempre sulle caratteristiche del contesto, posizionando i simboli al loro posto, al fine di sottolineare una caratteristica di quel luogo. Non manca un tocco di tautologia: come quando ha collocato un’ambulanza davanti a un servizio di pronto soccorso, o un piccolo dito medio vicino alla statua L.O.V.E. di Maurizio Cattelan in Piazza Affari a Milano. È come se traducesse il mondo reale in un linguaggio leggero, giocoso e accessibile, alleggerendo la drammaticità della quotidianità.
Rovatinsky in Piazza Affari a Milano, davanti alla statua L.O.V.E. di Maurizio Cattelan, Febbraio 2024. Courtesy l’artista.
Nonostante le sue opere vengano spesso installate senza autorizzazione, Rovatinsky non ha intenti vandalici. Cerca di evitare i palazzi storici e i luoghi di culto, preferendo invece i muri di cinta della stazione, le colonnine elettriche o edifici anonimi. Luoghi brutti, che decora con piccoli tasselli colorati. Nella sua azione si legge così anche un intento di riqualificazione urbana: una volontà di prendersi cura della città, partendo dai suoi spazi dimenticati.
La sua è una street art inclusiva: secondo lui, l’arte pubblica deve essere immediatamente comprensibile da tutti, non un linguaggio criptico per pochi. Per questo motivo tende ad evitare opere concettuali, privilegiando soggetti chiari e riconoscibili, in relazione diretta con il luogo in cui si trovano.
Il suo impegno verso l’accessibilità si riflette anche nelle iniziative benefiche: infatti, Rovatinsky ha creato opere contro la violenza sulle donne e organizzato laboratori per ragazzi autistici.
Uno degli aspetti più affascinanti del suo lavoro è il coinvolgimento del pubblico. Alcune sue opere includono fumetti vuoti dove i passanti possono scrivere messaggi, oppure QR code per contattare direttamente l’artista.
Questa interattività si estende anche alle opere pensate per le esposizioni in galleria: ha realizzato, ad esempio, una chitarra in pixel art 3D da indossare con una tracolla, oppure una finta tavoletta di cioccolato profumata, pensata per essere annusata.
Insomma, con le sue opere bisogna interagire. Nel panorama artistico la sua è una voce gentile: quella dell’arte che unisce, decora e invita alla partecipazione.
Ringraziamo Rovatinsky per le immagini e la gentilezza. Vi invitiamo a seguirlo sui suoi social:
Rovatinsky è uno street artist che collabora con Rusco: per saperne di più vai alla articolo Rusco Zine: dalla parte degli street artist.
La pixel art è un linguaggio che non accenna a scomparire neanche nel mondo dei videogiochi, scopri perché all’articolo Largo alla retroguardia dei giochi indipendenti.
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Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.