L’idea della morte non piace generalmente a nessuno. Nell’era contemporanea, forse, ancora meno. L’apporto tecnologico – in costante e sfrenata evoluzione – gioca un ruolo cruciale nella formazione della sensibilità umana e va a toccare anche l’insoluta questione della vita e della morte offrendo una nuova possibilità: la reversibilità.
La tecnica come estensione
Fin dalle ere più antiche l’essere umano ha perseverato nel cercare di estendere il proprio corpo attraverso la tecnica, creando dunque strumenti. Le funzioni svolte dallo strumento, oltre a manifestarsi in modo tangibile (si pensi alla ruota come mezzo di locomozione per estendere lo spostamento) rientrano anche nel campo più astratto della comunicazione (l’invenzione del telefono rappresenta un ottimo binomio tra l’oggetto materiale e la funzione intangibile del comunicare).
Stando alla celebre asserzione di Marshall McLuhan “the medium is the message” i mezzi utilizzati dall’essere umano al fine di comunicare costituiscono ora sia il mezzo che il messaggio; questo, grazie all’utilizzo della tecnologia elettrica ed elettronica sviluppatesi in tempi record dal secolo scorso. Mezzo e messaggio che, declinati sotto il segno delle tecnologie, propongono uno sguardo nuovo attraverso cui affrontare l’interazione, l’ambiente e tutte le altre tematiche care all’uomo, come la vita e la morte.
Fantascienza versus tecnologia: un addio alla morte?
Il dirompente progresso tecnologico sembra dirigersi verso la tanto bramata quanto inaccessibile ricerca dell’immortalità. In ambito fantascientifico sono presenti diversi espedienti inerenti alla sublimazione della morte; uno tra questi è offerto dalla serie televisiva Way Ward Pines, in cui è proposta un’ambientazione distopica le cui sorti sono affidate a individui risvegliati dopo una lunga ibernazione di cui non sapevano nulla.
Nel mondo reale, si vede oggi un notevole numero di individui che ha deciso di crioconservarsi nonostante non sia ancora possibile effettuare la fase del “risveglio”; questo, poiché pare sussistere una inesauribile fiducia nel “futuro”. Come l’ibernazione, anche la realtà aumentata, a suo modo, conduce mente e immaginario alle soglie del corpo e dell’ambiente virtuale; un’omaggio all’immortalità a scapito del deperimento insito alla vita naturale.
Queste possibilità potranno realmente offrire un’alternativa alla morte?
Si tratta di fiducia ben riposta o si è in pieno delirio di onnipotenza?
L’irrevocabilità legata allo sviluppo tecnologico è una condizione rievocata in Talking Tombstone, and Other Tales of the Media Age scritto da Gary Gumpert nel 1987. L’autore esamina criticamente le modalità possibili per preservare una sorta di comunicazione con esseri umani non più in vita attraverso l’utilizzo dei nuovi media elettronici. Una “comunicazione” che non si limita a mantenere vivo il ricordo o il legame affettivo precedentemente instauratosi con questi individui, ma volto a generare una “comunicazione interattiva” implicando così una connessione mentale tra vivi e morti. Un processo che valica, noncurante, i limiti dell’essere umano relativi alla caducità della propria esistenza. Come si può leggere nell’introduzione del testo:
[…] how would that technological tour de force affect attitudes toward life and death?It would have to leave some mark on the way people cope with those elements over which they have absolutely no power: birth is irreversible and death is inevitable – at least for the time being. […]
You can’t go backward, only forward in the world of technology.
Come si comporta l’arte contemporanea?
Saranno proposti alcuni esempi di diverse tendenze e posizioni manifestate da artisti contemporanei.
Vita e morte: constatazione
Damien Hirst, con la sua esposizione del 1991 The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, ha reso manifesta la difficoltà degli esseri viventi nel concepire la fine della propria esistenza; l’opera in questione ha suscitato parecchi scandali e polemiche poiché costituita da uno squalo immerso in formalina; uno squalo ripreso nel momento di massima transizione nel passaggio dalla vita alla morte – l’animale è cerebralmente morto ma il suo corpo materiale continua a sussistere grazie al liquido in cui è conservato.
Damien Hirst, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, 1991
Vita e futuro: l’evoluzione come speranza
Un’attitudine piuttosto fiduciosa riguardo a soluzioni tecnologiche è proposta dagli artisti appartenenti alla corrente Posthuman.
Nel corso di tutta la sua attività, Stelarc propone esibizioni di body art e performance incentrate sull’obsolescenza del corpo umano biologico. Una continua ricerca volta al superamento dell’organicità concretatasi in esperienze estetiche di ibridazione uomo-macchina, reale-virtuale, durante le quali Stelarc fa interagire il proprio corpo con protesi meccaniche ed intelligenze artificiali.
Stelarc, The Third Hand, 1981-94
Patricia Piccinini indaga invece soluzioni inerenti a fatti concreti. Le indagini di Piccinini instaurano un dialogo tra il potenziale evolutivo e lo sviluppo ambientale, approdando alla realizzazione di esseri umani ibridi la cui staticità ne amplifica l’effetto “innaturale”. Con l’aiuto di un traumatologo, Christian Kenfield e di un esperto di collisioni, David Logan, l’artista ha voluto sensibilizzare l’immensa categoria dei guidatori creando Graham, una scultura studiata per prevenire danni fatali in ambito automobilistico. La costituzione fisica di Graham si presenta così come strategia di sopravvivenza.
Patricia Piccinini, Graham, 2016
Morte e vita: il recupero della taumaturgia
C’è invece chi ha tentato di recuperare un’antico senso di spiritualità riproponendo forme rituali e riappropriandosene nel contesto contemporaneo.
Maurizio Finotto, nella sua esposizione Vita Morte e Miracoli (MAMbo, giugno – settembre 2017) affronta proprio questo tema ma con approccio differente.
200 tavolette votive esibite su di un esteso pannello sembrano “offerte” al fruitore e a ciò che vi è “al di là” del mondo concreto. Queste, ispirate alla tradizione italiana dei “per grazia ricevuta” come a quella messicana dei “retablos”, rievocano avvenimenti autobiografici dell’artista in chiave mistica, riproponendo l’antica funzione dell’ex voto.
Maurizio Finotto, Vita Morte e Miracoli, 2017
Ex voto
Locuzione latina derivata dall’ellissi di ex voto suscepto, «secondo la promessa fatta», che indica una formula apposta su oggetti offerti nei santuari per ringraziare il destinatario del dono (Dio, la Madonna, un santo) di aver esaudito una preghiera.
Per estensione si chiamano ex voto gli oggetti stessi dell’offerta; fra le varie tipologie prevalgono quelli anatomici, che rappresentano nella grande maggioranza l’organo malato, gli oggetti-segno della malattia, per es., strumenti medici, attrezzi ortopedici ecc., e le tavolette dipinte, in cui è raffigurato l’evento a cui si riferisce la grazia ricevuta¹.
Retablo
Tipo di ancona frequente in Spagna a partire dal periodo gotico, a molti scomparti disposti in più ordini, con incorniciatura architettonica elaborata e ricca di figure intagliate. A volte tutti i riquadri sono scolpiti; in tal caso il retablo, oltre che di legno, può essere anche di marmo, stucco ecc. (generalmente policromo). Diffuso anche in Sardegna, dove nel 15° sec. risulta prodotto da artisti immigrati e dove dal 16° sec. fu attiva di Stampace, che prende il nome dal quartiere di Cagliari dove tenne bottega la famiglia Cavaro. Il r., in Spagna e nell’America Latina, ebbe il massimo sviluppo nel periodo barocco, raggiungendo dimensioni colossali².
Vita, morte e vita: rituali “pop”
Nel panorama artistico-musicale, l’anonimo gruppo The Residents nella sua trasversale formazione in Randy Chuck & Bob ha dedicato un intero progetto alla questione “vita /morte” suddiviso in 3 capitoli: The Talking Light, The Wonder of Weird e Shadowland.
Quest’ultimo è stato presentato con le seguenti parole dal frontman Randy in occasione dell’esibizione live presso Le Lieu Unique (Nantes, 10/05/2014):
Chapter 1 of The Randy Chuck & Bob Trilogy was The Talking Light and was all about ghosts and death, spooky stuff. Then we did The Wonder of Weird, and The Wonder of Weird was about sex and love. Now, we are going to do Shadowland is about birth, re-birth, reincarnation end new death experiences.
So, first we have death; then, sex; now, we’re going to have birth! YEAH, LIFE IN REVERSE! WHAT A CONCEPT!
Nonostante il tono ironico, si può notare come il gruppo si sia mostrato recettivo nel percepire ed approcciare la tematica della morte avanzando soluzioni legate alla sfera del tribale; in questo caso, una sfera altamente manipolata – si va da innesti kitsch a contaminazioni pop – e proposta piuttosto come “rilettura del mondo tribale” secondo la sensibilità dell’uomo contemporaneo.
Randy, Chuck & Bob (The Residents), Shadowland, Nantes, 10/05/2014
¹ http://www.treccani.it/enciclopedia/ex-voto
² http://www.treccani.it/enciclopedia/retablo
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