Pipilotti Rist è una videoartista svizzera che dagli anni ’80 crea paradisi sensoriali. Ha ridato dignità ai 5 sensi che Dante Alighieri aveva relegato all’inferno, usandoli per costruire utopie frizzanti, fresche e colorate. Le sue opere ci mettono in contatto con le sensazioni visive, tattili e uditive più intense, portandoci in un mondo di emotività pura.
“Pixelwald (Mutterplatte)”, 2017, installazione di cervelli di plastica che si illuminano cambiando colore, più installazione video.
Una donna o un uragano?
Da grande voglio diventare un’eterna bambina, come Pipilotti Rist. Voglio fare come lei: arrivare a 50 anni e tingermi i capelli di verde, vestirmi da arlecchino e saltellare sempre di felicità.
Pipilotti assomiglia alle sue opere e sembra un personaggio uscito da esse. È super colorata, emotiva e vivace. Tuttora è una figura femminile rivoluzionaria, così come lo è stata negli anni ’80, quando ha contribuito a creare una nuova idea di donna, libera ed emancipata.
Per tutto il corso degli anni ’70, le figure femminili di spicco nell’arte contemporanea sono state quelle legate alla Body Art. Si tratta di artiste impegnate nella contestazione femminista che offrivano la figura di una donna oppressa, violata e sofferente.
Si pensi a tal proposito alle performance di Gina Pane e Marina Abramovic, impegnate nel ferirsi, tagliarsi e sottoporsi passivamente a diverse torture pubbliche. Una rappresentazione che la giovane Pipilotti Rist decide di non sottoscrivere. Con le sue prime opere, la giovane artista sembra urlare al mondo: “Chissene frega di come ci vogliono, io sono incontrollabile, folle ed esplosiva, non mi fermerete mai!”.
A metà anni ‘80, Pipilotti Rist inizia la sua carriera proprio criticando l’immaginario legato alla donna. Realizza video ironici che deridono l’atteggiamento vittimistico e remissivo presente nel mondo femminile.
Nel video I’m not the girl who missed much (Io non sono la ragazza che manca molto) mostra la figura sfocata di una donna con il seno scoperto che canta un motivetto in cui si auto-sminuisce, ripetendo a se stessa che non è una ragazza di cui un uomo può sentire la mancanza. Il suo ballo e la sua voce sono velocizzati in modo che la protagonista risulti un’anonima bambola patetica.
Rincara la dose nell’opera video You called me Jacky?, dove una donna scimmiotta disperatamente un uomo. Ovviamente la sua imitazione non le dona forza e carisma ma la tramuta solo in un essere imbarazzante e ridicolo.
Ma le critiche di Pipilotti non restano sterili.
All’atteggiamento remissivo di certe donne contrappone una femminilità dirompente, irriverente e ribelle. Tutto ciò diventa chiaro con la pubblicazione del video Ever is over del ’97, dove l’artista, vestita come una principessa Disney, sorride dolcemente e gira per strada armata di un gigantesco fiore finto con il quale spacca tutte le automobili che le capitano a tiro. Una donna dolcemente irrazionale, tanto da diventare sovversiva.
Tutte le sue opere successive raccontano un mondo fantastico dettato da uno sguardo super-femminile, dove la razionalità viene accantonata per lasciare il posto a un’emotività travolgente. Con delicatezza e giocosità riesce a evocare sensazioni ancestrali, spalancando le porte della percezione.
Se Dio fosse donna
Dante Alighieri aveva messo i cinque sensi all’inferno, con i golosi, i lussuriosi e i gli amori carnali. Secondo Pipilotti, invece, i nostri stimoli sensoriali sono la chiave del paradiso.
Se esiste un luogo di gioia spirituale, questo deve essere godurioso, allegro e colorato. Un posto dove le emozioni esplodono, i colori sono vivacissimi, i profumi intensi e le sensazioni tattili viscerali e dilatate, tanto da fornirci in una visione allucinata e immateriale. Spirituale.
Per trasmetterci tutto ciò, Pippilotti affida lo scheletro portante dei suoi video alla musica. La colonna sonora sostituisce una narrazione razionale diventando essa stessa il filo conduttore delle vicende narrate. Pipilotti, infatti, è anche una musicista, impegnata nel gruppo Les Reines Prochaines e utilizza i propri brani come accompagnamento sonoro per i propri video d’arte.
Nel 2005 ha provato a raccontarci la sua idea di paradiso descrivendo l’Eden, un immaginario che però non è piaciuto alla curia arcivescovile italiana che arrivò a censurare l’opera.
Si tratta della video installazione intitolata Homo Sapiens Sapiens, proiettata sul soffitto della chiesa si San Stae a Venezia durante la Biennale. Gli spettatori erano invitati a sdraiarsi su comodi materassini e a guardare verso l’alto, entrando nell’estasi di una visione onirica.
L’enorme proiezione mostrava un giardino tropicale abitato da due corpi femminili bianchi, nudi e identici, come se la diversità e la diseguaglianza ancora non esistessero. La narrazione non seguiva un filo logico, descriveva solo un susseguirsi d’immagini naturali e forme astratte, accompagnate da una musica ipnotica.
L’idea di questo paradiso privo di vergogna, in cui il peccato originale non era ancora stato commesso, scandalizza la Curia. Vedendo volteggiare due nudi femminili sul soffitto della chiesa, il parroco interrompe la proiezione, chiude la chiesa e impedisce la visione dell’opera a tanti spettatori della Biennale. Una censura immotivata, se si considera i numerosi nudi Michelangioleschi (e non solo) presenti nei luoghi sacri.
“Selbstlos im lavabad (Selfless in the Bath of Lava)”, 1994, Pipilotti Rist. Si tratta di piccolo video installato in una crepa del pavimento, mostra l’artista come un’anima dannata all’inferno.
Giusta o no la sua visione del paradiso, è inutile mandare Pipilotti all’inferno: preventivamente, ci si è già messa da sola.
Infatti, dal 1994, ha iniziato a installare un piccolo schermo sulle crepe dei pavimenti che ospitavano le sue mostre. Da questo schermo si può vedere Pipilotti nuda bruciare tra il fuoco dell’inferno, come un’anima dannata. Guardandoci dal basso verso l’alto, l’artista urla insistentemente “Io sono un verme, tu sei un fiore!”, chiedendoci pietà con grande ironia.
L’opera, intitolata “Selbstlos im lavabad (Selfless in the Bath of Lava)”, in una mostra a Zurigo fu addirittura collocata ai piedi di una scultura di Madonna con Bambino[1], in modo da enfatizzare la differenza tra lei e la Vergine Maria, un modello femminile pudico e asettico.
Pipilotti Rist, Administrating Eternity, 2011. In tutti i suoi lavori più recenti, l’artista invita le persone a rilassarsi in luoghi accoglienti e a incontrare diverse percezioni, mondi fantastici e prospettive insolite.
Nelle sue opere più recenti, l’artista ha iniziato a creare ecosistemi naturali e contemporaneamente surreali, in cui immergersi. Con riprese molto ravvicinate, ci porta a nuotare sott’acqua tra la fauna marina o a esplorare giganteschi prati fioriti come se fossimo piccoli insetti. Queste immagini ingrandite ci permettono di ammirare la bellezza della natura, rievocando profumi, gusti ed esperienze tattili.
Le sue opere sono un’esperienza d’immersione totale nel mondo delle emozioni sensoriali e contemplative: le proiezioni ci investono, inglobano tutta la stanza e ci fondono con l’ambiente, di cui riusciamo a sentirci parte.
Provare emozioni molto forti ci riporta a un periodo specifico della nostra vita: l’infanzia. Da bambini, infatti, percepiamo le atmosfere e le sensazioni in modo molto amplificato. Di questo Pipilotti è ben cosciente e, con le sue opere, intende creare un’evocazione del nostro passato, un riverbero delle emozioni perdute. Questo eco interiore fa si che il suo lavoro artistico sia il luogo in cui malinconia e utopia si incontrano. È il luogo in cui convivono il qui e l’altrove.
Un mondo surreale in cui la realtà naturale e le emozioni del nostro passato convivono, generando gioia e meraviglia. Il lavoro di Pipilotti Rist ci aiuta così a riconnetterci con noi stessi in maniera viscerale e a percepirci nuovamente parte del tutto.
“Fourth Floor To Mildness”, Pipilotti Rist, 2016
Se vuoi scoprire un’altra artista contemporanea che ha denunciato la situazione femminile creando opere molto turbanti vai a “Louise Bourgeois tra nevrosi e patriarcato“.
Se invece vuoi conoscere un’artista che ha lottato per i diritti femminili nell’Ottocento, vai a “Mary Cassatt, impressionista femminista“.
Se vuoi scoprire le illustrazioni di paradiso, purgatorio e inferno danteschi di grandi artisti, vai all’articolo Un biglietto per l’inferno, grazie!
[1] https://www.moma.org/slideshows/56/940
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Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.