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Il teatro di varietà

Chiara Righi13 Aprile 2018

Manifesto futurista pubblicato dal <Daily-Mail>

21 novembre 1913

 

Abbiamo un profondo schifo del teatro contemporaneo (versi, prosa e musica) perché ondeggia stupidamente fra la ricostruzione storica (Zibaldone o plagio) e la riproduzione fotografica della nostra vita quotidiana; teatro minuzioso lento analitico e diluito, degno tutt’al più dell’età della lampada a petrolio.

 

Il Futurismo esalta il Teatro di Varietà 

Perché:

 

  1. Il Teatro di Varietà, nato con noi dall’Elettricità non ha fortunatamente tradizione alcuna, né maestri né dogmi, e si nutre di attualità veloce.

  2. Il Teatro di Varietà è assolutamente pratico, perché si propone di distrarre e divertire il pubblico con degli effetti di comicità, di eccitazione erotica o di stupore immaginativo.

  3. Gli autori, gli attori e i macchinisti del Teatro di Varietà hanno una sola ragione d’essere e di trionfare: quella d’inventare incessantemente nuovi elementi di stupore. Da ciò, l’impossibilità assoluta di arrestarsi e di ripetersi, da ciò un’emulazione accanita di cervelli e di muscoli, per superare i diversi records di agilità, di velocità, di forza, di complicazione e di eleganza.

  4. Il Teatro di Varietà è il solo che utilizzi oggi il cinematografo, che lo arricchisca di un numero incalcolabile di visioni e di spettacoli irrealizzabili (battaglie, tumulti, corse, circuiti d’automobili e d’aeroplani, viaggi, transatlantici, profondità di città, di campagne, d’oceani e li cieli).

  5. Il Teatro di Varietà,essendo una vetrina rimuneratrice d’innumerevoli sforzi inventivi, genera naturalmente ciò che io chiamo il meraviglioso futurista, prodotto dal meccanismo moderno. Ecco alcuni elementi di questo meraviglioso: 1. caricature possenti; 2. abissi di ridicolo; 3. ironie impalpabili e deliziose; 4. simboli avviluppanti e definitivi; 5. cascate d’ilarità irrefrenabile; 6. analogie profonde fra l’umanità, il mondo animale, il mondo vegetale e il mondo meccanico; 7. scorci di cinismo rivelatore; 8. intrecci di spiritosi; di bisticci e d’indovinelli che servono ad aerare gradevolmente l’intelligenza; 9. tutta la gamma del riso e del sorriso per distendere i nervi; 10. tutta la gamma della stupidaggine, dell’imbecillità, della balordaggine e dell’assurdità, che spingono insensibilmente l’intelligenza fino all’orlo della pazzia; 11. tutte le nuove significazioni della luce, del suono, del rumore e della parola, coi loro prolungamenti misteriosi e inesplicabili nella parte più inesplorata della nostra sensibilità; 12. cumulo di avvenimenti sbrigati in fretta e di personaggi spinti da destra a sinistra in due minuti (<ed ora diamo un occhiata ai Balcani>: Re Nicola, Enver-bey, Daneff, Venizelos, manate sulla pancia e schiaffi tra Serbi e Bulgari, un couplet, e tutto sparisce); 13. pantomime satiriche istruttive; 14. caricature del dolore e della nostalgia, fortemente impresse nella sensibilità per mezzo di gesti esasperanti per la loro lentezza spasmodica esitante e stanca; parole grave ridicolizzate da gesti comici, camuffa ture bizzarre, parole storpiate, smorfie, buffonate.

  6. Il Teatro di Varietà è oggi il crogiuolo in cui ribollono gli elementi di una sensibilità nuova che si prepara. Vi si trova a scomposizione ironica di tutti i prototipi sciupati del Bello, del Grande, del Solenne, del Religioso, del Feroce, del Seducente e dello Spaventevole, ed anche dell’elaborazione astratta dei nuovi prototipi che a questi succederanno.

Il Teatro di Varietà è dunque la sintesi di tutto ciò che l’umanità ha raffinato fin ora nei propri nervi per distrarsi ridendo del dolore materiale e morale; è inoltre la fusione ribollente di tutte le risate, di tutti i sorrisi, di tutti gli sghignazzamenti, di tutte le contorsioni, di tutte le smorfie dell’umanità futura. Vi si gustano l’allegria che scuoterà gli uomini tra cento anni; la loro poesia, la loro pittura, la loro filosofia e i balzi della loro architettura.

  1. Il Teatro di Varietà offre il più igienico fra tutti gli spettacoli, pel suo dinamismo di forma e di colore (movimento simultaneo di giocolieri, ballerine, ginnasti, cavallerizzi multicolori, cicloni spiralici di danzatori trottolanti sulle punte dei piedi). Col suo ritmo di danza celere e trascinante, il Teatro di Varietà trae per forza le anime più lente dal loro torpore e impone loro di correre e di saltare.

  2. Il Teatro di Varietà è il solo che utilizzi la collaborazione del pubblico. Questo non vi rimane statico come uno stupido voyeur, ma partecipa rumorosamente all’azione, cantando anch’esso, accompagnando l’orchestra, comunicando con motti imprevisti e dialoghi bizzarri cogli attori. Questi polemizzano buffonescamente coi musicanti.

Il Teatro di Varietà utilizza il fumo dei sigari e delle sigarette per fondere l’atmosfera del pubblico con quella del palcoscenico. E poiché il pubblico collabora così colla fantasia degli attori, l’azione si svolge a un tempo sul palcoscenico, nei palchi e nella platea. Continua poi alla fine dello spettacolo fra i battaglioni di ammiratori, smockings caramellati che si assiepano all’uscita per disputarsi la stella; doppia vittoria finale: cena chic e letto.

  1. Il Teatro di Varietà è una scuola di sincerità istruttiva pel maschio, poiché esalta il suo istinto rapace e poiché strappa alla donna tutti i veli, tutte le frasi, tutti sospiri, tutti i singhiozzi romantici che la deformano e la mascherano. Esso fa risaltare, invece tutte le mirabili qualità animali della donna, le sue forze di presa, di seduzioni, di perfidia e di resistenza.

  2. Il Teatro di Varietà è una scuola d’eroismo pei differenti records di difficoltà da vincere e di sforzi da superare, che creano sulla scena la forte e sana atmosfera del pericolo. (Es.: Salti della morte, Looping the loop in bicicletta, in automobile, a cavallo.)

  3. Il Teatro di Varietà è una scuola di sottigliezza, di complicazione e di sintesi cerebrale, per i suoi clowns prestigiatori, divinatori del pensiero, calcolatori prodigiosi, macchiettisti, imitatori e parodisti, i suoi giocolieri musicali e i suoi eccentrici americani, le cui fantastiche gravidanze figliano oggetti e meccanismi inverosimili.

  4. Il Teatro di Varietà è la sola scuola che si possa consigliare agli adolescenti e ai giovani d’ingegno, perché spiega in modo incisivo e rapido i problemi più sentimentali, più astrusi e gli avvenimenti politici più complicati. Es.: un anno fa, alle Folies-Bergère, due danzatori rappresentavano le ondeggianti discussioni di Cambon con Kinderlen-Watcher sulla questione del Marocco e del Congo, con una danza simbolica e significativa che equivaleva ad almeno tre anni di studi di politica estera. I due danzatori, rivolti al pubblico, intrecciate le braccia, stretti l’uno al fianco dell’altro, andavano facendosi delle reciproche concessioni di territori, saltando avanti e indietro, a destra e a sinistra, senza mai staccarsi, tenendo ognuno fissi gli occhi allo scopo, che era quello d’imbrogliarsi a vicenda. Davano un’impressione di estrema cortesia, di abile ondeggiamento, di ferocia, di diffidenza, di ostinazione, di meticolosità, insuperabilmente diplomatiche.

Inoltre il Teatro di Varietà spiega luminosamente le leggi dominanti della vita moderna:

  1. necessità di complicazioni e di ritmi diversi;

  2. fatalità utile della menzogna e della contraddizione (es.: danzatrici inglesi a doppia faccia: pastorella e soldato terribile);

  3. onnipotenza di una volontà metodica che modifica e centuplica le forze umane;

  4. simultaneità di velocità + trasformazioni (es.: Fregoli).

  5. Il Teatro di Varietà deprezza sistematicamente l’amore ideale e la sua ossessione romantica, ripetendo a sazietà, colla monotonia e l’automaticità di un mestiere quotidiano, i languori nostalgici della passione. Esso meccanizza bizzarramente il sentimento, deprezza e calpesta igienicamente l’ossessione del possesso carnale, abbassa la lussuria alla funzione naturale del coito, la priva di ogni mistero, di ogni angoscia deprimente e di ogni idealismo anti-igienico.

Il Teatro di Varietà dà invece il senso e il gusto degli amori facili, leggeri e ironici. Gli spettacoli di caffè-concerto all’aria aperta sulle terrazze dei Casinos offrono una divertentissima battaglia fra il chiaro di luna spasmodico, tormentato da infinite disperazioni, e la luce elettrica che rimbalza violentemente sui gioielli falsi, le carni imbellettate, i gonnellini multicolori, i velluti, i lustrini e il sangue falso delle labbra. Naturalmente, l’energica luce elettrica trionfa, e il molle e decadente chiaro di luna è sconfitto.

  1. Il Teatro di Varietà è naturalmente antiaccademico, primitivo e ingenuo, quindi più significativo, per l’imprevisto delle sue ricerche e la semplicità dei suoi mezzi. (Es.: il sistematico giro di palcoscenico che le chanteuses fanno, alla fine di ogni couplet, come belve in gabbia.)

  2. Il Teatro di Varietà distrugge il Solenne, il Sacro, il Serio, il Sublime dell’Arte coll’A maiuscolo. Esso collabora alla distruzione futurista dei capolavori immortali, plagiandoli, parodiandoli, presentandoli alla buona, senza apparato e senza compunzione, come un qualsiasi numero d’attrazione. Così noi approviamo incondizionatamente l’esecuzione del Parsifal in 40 minuti, che si prepara in un grande Music-hall di Londra.

  3. Il Teatro di Varietà distrugge tutte le nostre concezioni di prospettiva, di proporzione, di tempo e di spazio. (Es.: porticina e cancellato alti 30 centimetri, isolati in mezzo al palcoscenico, e da cui certi eccentrici americani passano aprendo e ripassano richiudendo con serietà, come se non potessero fare altrimenti.)

  4. Il Teatro di Varietà ci offre tutti i records raggiunti finora: massima velocità e massimo equilibrismo e acrobatismo dei giapponesi, massima frenesia muscolare dei negri, massimo sviluppo dell’intelligenza degli animali (cavalli, elefanti, foche, cani, uccelli ammaestrati), massima ispirazione melodica del Golfo di Napoli e delle steppe russe, massimo spirito parigino, massima forza comparata alle diverse razze (lotta e boxe), massima mostruosità anatomica, massima bellezza della donna.

  5. Mentre il Teatro attuale esalta la vita interna, la meditazione professorale, la biblioteca, il museo, le lotte monotone della coscienza, le analisi stupide dei sentimenti, insomma (cosa e parola immonde) la psicologia, il Teatro di Varietà esalta l’azione, l’eroismo, la vita all’aria aperta, la destrezza, l’autorità dell’istinto e dell’intuizione. Alla psicologia oppone ciò che io chiamo fisicofollia.

  6. Il Teatro di Varietà offre infine a tutti i paesi che non hanno una grande capitale unica (così l’Italia) un riassunto brillante di Parigi, considerato come focolare unico e ossessionante del lusso e del piacere ultra raffinato.

Il Futurismo vuole trasformare il Teatro di Varietà in Teatro dello stupore, del record e della fisico follia

 

  1. Bisogna assolutamente distruggere ogni logica negli spettacoli del Teatro di Varietà, esagerarvi singolarmente il lusso, moltiplicare i contrasti e far regnare sovrano sulla scena l’inverosimile e l’assurdo. (Es.: Obliare le chanteuses a tingersi il décolleté, le braccia e specialmente i capelli, in tutti i colori fin ora trascurati come mezzi di seduzione.) Capelli verdi, braccia violette, décolleté azzurro, chignon arancione, ecc. Interrompere una canzonetta facendola continuare da un discorso rivoluzionario. Cospargere una romanza d’insulti e di parolacce, ecc.)

  2. Impedire che una specie di tradizione si stabilisca nel Teatro di Varietà. Combattere per ciò ed abolire le Revues parigine, stupide e tediose quanto la tragedia greca, coi loro Compère et Commére, che esercitano la funzione del coro antico, e la loro sfilata di personaggi ed d’avvenimenti politici, sottolineati da motti di spirito con una logica e un concatenamento fastidiosissimi.

Il Teatro di Varietà non deve essere, infatti, quello che purtroppo è ancora oggi quasi sempre: un giornale più o meno umoristico.

  1. Introdurre la sorpresa e la necessità d’agire fra gli spettatori della platea, dei palchi e della galleria. Qualche proposta a caso: mettere della colla forte su alcune poltrone, perché lo spettatore, uomo o donna, che rimane incollato, susciti l’ilarità generale. (Il frack o la toilette danneggiato sarà naturalmente pagato all’uscita.) – Vendere lo stesso posto a dieci persone: quindi ingombro, battibecchi e alterchi. – Offrire posti gratuiti a signori o signore notoriamente pazzoidi, irritabili o eccentrici, che abbiano a provocare chiassate con gesti osceni, pizzicotti alle donne o altre bizzarrie. Cospargere le poltrone di polveri che provochino il prurito, lo sternuto, ecc.

  2. Prostituire sistematicamente tutta l’arte classica sulla scena, rappresentando per es. in una sola serata tutte le tragedie greche, francesi, italiane, condensate e comicamente mescolate. – Vivificare le opere di Beethoven, di Wagner, di Bach, di Belini, di Chopin, introducendovi delle canzonette napoletane. – Mettere a fianco a fianco sulla scena Zacconi, la Duse e Mayol, Sarah Bernhardt e Fregoli. Eseguire una sinfonia di Beethoven a rovescio, cominciando dall’ultima nota. – Ridurre tutto Shakespeare ad un solo atto. Fare altrettanto con tutti gli autori più venerati. – Far recitare Ernani da attori chiudi fino al collo in tanti sacchi. – Insaponare le assi del palcoscenico, per provocare divertenti capitomboli nel momento più tragico.

  3. Incoraggiare in ogni modo il genere dei clowns e degli eccentrici americani, i loro effetti di grottesco esaltante, di dinamismo spaventevole, le loro grossolane trovate, le loro enormi brutalità, i loro panciotti a sorprese e i loro pantaloni profondi come stive di bastimenti, da cui uscirà con mille altre cose la grande ilarità futurista che deve ringiovanire la faccia del mondo.

Perché, non lo dimenticate, noi futuristi siamo dei giovani artiglieri in baldoria, come proclamiamo nel nostro manifesto Uccidiamo il chiaro di luna! fuoco + fuoco + luce contro chiaro di luna e fiammiferi ogni sera             grandi città brandire réclames luminose                immensa faccia di negro (30 m. di altezza + 150 m. altezza della casa = 180 m.)              FUMEZ FUMEZ MANOLA FUMEZ MANOLI CIGARETTES             donna in camicia (50 m. + 120 m. altezza della casa = 170 m.)                   stringere allentare busto viola roseo lilla azzurro               spuma di lampadine elettriche in una coppa di champagne (30 m.) frizzare svaporare in una bocca d’ombra réclames luminose velarsi morire sotto una mano nera tenace rinascere continuare prolungare nella notte lo sforzo della giornata umana coraggio + follia mai morire né fermarsi né addormentarsi              réclames luminose = formazione e di spiegazione di minerali e vegetali centro della terra          circolazione sanguinea nei volti ferrei delle case futuriste animarsi imporporarsi (gioia collera su su ancora presto più forte ancora) appena le tenebre pessimiste negatrici sentimentali nostalgiche assediano la città          risveglio folgorante delle vie che canalizzano durante il giorno il brulichìo fumoso del lavoro           due cavalli (altezza 30 m.) far ruzzolare con zampa palle d’oro              GIOCONDA ACQUA PURGATIVA             incrociarsi di trrrrr trrrrr Elevated trrrr trrrrr sulla testa trombeeebeeebeeette fiiiiiiischi sirene d’autoambulanze + pompe elettriche           trasformazione delle vie in splendidi corridoi condurre spingere  logica necessità la folla verso trepidazione + ilarità + frastuono del Music-hall              FOLIES-BERGÈRE EMPIRE CRÈME-ÉCLIPSE tubi di mercurio rossi rossi rossi turchini turchini turchini violetti              enormi lettere-anguille   d’oro fuoco porpora diamante sfida futurista alla notte piagnucolosa          sconfitta delle stelle calore entusiasmo fede convinzione volontà penetrazione d’una réclame luminosa nella casa dirimpetto schiaffi gialli a quel podagroso in pantofole bibliofile che sonnecchia              3 specchi lo guardano la réclame s’immerge nei 3 abissi rossodorati aprire chiudere aprire chiudere delle profondità di 3 miliardi di chilometri            orrore            uscire uscire presto cappello bastone scala tassametro spintoni keee-keee-keee eccoci          barbaglio del promenoir          solennità delle pantere-cocottes fra i tropici della musica leggera             odore tondo e caldo della gaiezza Music-hall = ventilare instancabile del cervello futurista del mondo.

 

T. MARINETTI

Milano, 29 settembre 1913

DIREZIONE DEL MOVIMENTO FUTURISTA:

Corso Venezia, 61 – MILANO¹

 

¹ F. T. Marinetti, Il Teatro di Varietà, 1913, in Viviana Birolli (a cura di), Manifesti del Futurismo, ed. Abscondita, 2008, Milano, pp. 105-111

 


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Chiara
Punk di formazione, da sempre si occupa di arte contemporanea e controculture.

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